cronologia
tipologia tomba
ubicazione
posizione nell'edificio
Primo pilastro di sinistra, rivolto verso l’abside.
autori
matriali e tecniche
Marmo mischio, marmo, pietra di paragone.
stato di conservazione
note storico-critiche
Il cenotafio commemorante i defunti Giacomo, Eusebio e Pompeo della famiglia Caimo fu allocato nel 1681 a Bartolomeo Muggini, già collaboratore degli scultori della famiglia Albanese e di Matteo Allio. I committenti furono Pompeo e Paolo, due fratelli di Giacomo qui effigiato, figli di Marcantonio dunque nipoti del vescovo Eusebio e del professore Pompeo. Già nel 1633 era stato concesso uno spazio in basilica al vescovo di Cittanova per eternare il fratello medico trapassato due anni prima, ma a causa della «morte del medesimo Prelato e altri accidenti» (Luisetto 1986), il monumento non fu mai messo in opera. Solo nel 1680 i discendenti Caimo ottennero un nuovo spazio e permesso per l’erezione della memoria, con la condizione che entro tre anni fosse terminata l’opera. La scelta dello scultore cadde quindi su di un protetto del conte Giacomo De Lazara; un lapicida non di primo piano, ma che in città godeva di buon credito e commissioni. La familiarità con Padova e in particolare con De Lazara sono state analizzate da Valentina Casarotto (Casarotto 2015) che nelle sue ricerche ha individuato lo spendersi in prima persona del nobile e la conseguente chiamata da parte degli eredi Caimo. La spesa sborsata in […] elegantissimi operis (Salomonio 1701) sembrerebbe essere stata di almeno 660 ducati (Casarotto 2015; De Vincenti, Guerra 2021). L’ottocentesco censore Gonzati pur ammettendo certamente la magnificenza delle pietre utilizzate, annichiliva per il pessimo affastellamento dell’insieme (Gonzati 1853). Nei quattro livelli sovrapposti di cui l’opera si compone, è palese un certo ritorno al gusto lessicale del tardo Cinquecento e particolarmente calzante sembrerebbe il confronto con il monumento dedicato a Girolamo Girelli, scolpito da Campagna ben cento anni prima, dal quale è ripreso, moltiplicato ed esacerbato, il modulo compositivo. Un afflato che viene tenuto da Muggini nonostante in basilica siano già manifeste le nuove direttrici espressive e trionfalistiche rappresentate da due contemporanei fuoriclasse rispondenti ai nomi di Filippo Parodi e Giusto Le Court. Gli elementi focali del progetto ovvero i ritratti dei commemorati, si trovano nel corpo centrale dell’architettura e sono accompagnati delle dediche incise in pietra di paragone, inserite in carotuche pesantemente ornate con sfingi, grottesche e volti di serafini; Pompeo è posto sulla sinistra, vestito con soprabito in broccato e portante al collo la catena con cui era stato insignito a Roma, sulla destra si trova invece il nipote Giacomo che tra tutti è il più audacemente e attentamente condotto, mentre al centro in posizione rialzata rispetto agli altri, è posto Eusebio, vescovo di Cittanova – Novigrad – e vicario del patriarca di Aquileia. Sulla medesima quota di quest’ultima effige, in posizione angolare e sopra piedistalli, sono poste due sculture allegoriche di cui quella a destra reggente il gallo è interpretabile come citazione dal Fedone platonico e dunque riferibile a Esculapio. Svetta su questa ingombrante manufatto una trabeazione a ellisse ribassata retta da erme femminili, su di essa siedono due morbidi putti che seppur intenti a sfogliare un libro, torcono il capo nella direzione opposta, in uno sforzo plastico contrastante rispetto alla ieraticità dei commemorati. Chiosa verticale al conglomerato ideato da Muggini, il grande blasone familiare con cimiero dalla forma di cane rampante.
bibliografia
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