FABRI FILIPPO

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biografia

Angelo Portenari lo indica come teologo di grande rinomanza tra i contemporanei (Portenari 1623; Poppi 2021), fu minore conventuale e nacque «humili origini» (Papadopoli 1726) nel 1564 a Brisighella, in una località chiamata la Spianata nei pressi di Faenza (Gonzati 1853); suoi genitori furono Francesca e Tommaso Fabri. Prese l’abito dei francescani nel 1582 e il suo noviziato cominciò a Cremona passando poi a Ferrara dove studiò presso Giulio Pruniani (Franchini 1693) teologo e filosofo scotista nello Studio pubblico della città. Terminò la sua formazione a Roma dove raggiunse la laurea nel 1593 e divenne subito lettore di metafisica nei conventi di Venezia, Cremona, Parma. Dopo questo esordio così errabondo, giunse finalmente a Padova dove insegnò non solo per i frati del Santo, ma anche per i monaci cassinesi di Santa Giustina. Un compito già esperito nella città di Parma dove aveva istruito la medesima congregazione del monastero di San Giovanni. Alla data 1603 le sue fatiche si spostarono dal chiostro conventuale allo Studio Pubblico e a tre anni dall’inserimento subentrò in ruolo a Cesare Lippi da Mordano, divenuto ormai vescovo di Cava. Sulla prestigiosa prima cattedra di metafisica scotista rimase fino al l’età di sessantuno anni: nel 1625 infatti il suo Ordine, lo elesse ministro provinciale per l’Emilia, un ruolo che decise di accogliere, rifiutando invece quello di consultore nel Sant’Uffizio. Completato il mandato bolognese, ritornò a Padova per riprendere l’insegnamento, ma ormai travagliato nella salute morì il 28 agosto del 1630 in concomitanza con il progredire dell’epidemia di peste (Luisetto 1983), ma apparentemente non per questa (Poppi 2021). I suoi testi a stampa divennero patrimonio della nascente Biblioteca Pubblica di Padova (Luisetto 1983) curata da Felice Osio e in cui a breve sarebbero confluiti anche i testi del medico e professore Pompeo Caimo. Sorte avversa ebbero, secondo la cronaca di Franchini, i testi manoscritti; ceduti a questo primo bibliotecario dello Studio, a undici mesi di distanza da Filippo Fabri  «mancò e mancarono con esso non soli i scritti del Fabri ma li propri, e di materie recondite che in gran quantità haveva preparato alla stampa, incenerito il tutto nell’espurgo solito a case dove morissero appestati in quell’anno infausto che spopolò gran tratto di paese all’Italia» (Franchini 1693).

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Secondo pilastro di destra, rivolto verso l’abside.

matriali e tecniche

Pietra calcarea, marmo giallo d’Istria, onice.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

L’edicola dedicata a Filippo Fabri è sobria nella forma ed elegante nell’utilizzo alternato della cromia delle pietre. Come per il monumento dedicato ad Alberto Conti eretto l’anno precedente a questo, se si esclude la predilezione per il colore dei marmi, il lessico asciutto guarda per lo più alla seconda metà del Cinquecento che non al trionfale Seicento. Alla base due modiglioni con peduccio reggono, adagiato su modanatura marcapiano, zoccolo e semicolonna di ordine ionico su cui si innestano trabeazione e timpano ad arco ribassato; solo gli elementi in asse con le mensole hanno una forte marcatura rispetto al piano della parete. Tutta la parte centrale, per contro, ha un ingombro irrisorio, eccezion fatta per la modanatura che separa l’iscrizione dedicatoria dal ritratto del defunto condotto su pietra nera. Nella parte sommitale il timpano si interrompe centralmente, per lasciare posto a un’urna poggiata su zoccoletto. La supplica per l’erezione di questa memoria, dopo l’iniziale rifiuto della posizione nei pressi del cenotafio Girelli, luogo prediletto per la celebrazione dei frati docenti nello Studio padovano, venne concessa al francescano Serafino nel 1636 (Luisetto 1983). Non sono ancora conosciuti i documenti relativi a pagamenti per lapicidi né per il maestro che ritrasse il defunto.

bibliografia

Angelo Portenari, Della felicità di Padova, Pietro Paolo Tozzi, Padova 1623, p. 232; Giovanni Franchini, Bibliosofia, e memorie letterarie di scrittori francescani conventuali ch’hanno scritto dopo l’anno 1585, Eredi Soliani, Modena 1693, p. 206; Nicolai Comneni Papadopoli Historia Gymnasii Patavini, II, Sebastiano Coletti, Venezia 1726, p. 353; Angelo Bigoni, Il Forestiere istruito delle meraviglie e delle cose più bella che si ammirano internamente ed esternamente nella basilica del gran Taumaturgo S. Antonio di Padova, Stamperia del Seminario, Padova 1816, p. 116; Bernardo Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova descritta ed illustrata, Voll. II , Coi tipi di Antonio Bianchi, Padova 1852-1853, vol. II, pp. 259-260; Giovanni Maria Luisetto a cura di, Archivio Sartori: documenti di storia e arte francescana, Voll. IV, Biblioteca Antoniana-Basilica del Santo, Padova 1983, vol. I, p.682, 1315-1316; Antonino Poppi, Lineamenti di una storia della comunità francescana del Santo dalle origini alle soppressioni napoleoniche (25 aprile 1810), in La pontificia basilica di sant’Antonio in Padova, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri, L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, pp. 17-241: pp. 136.

autore scheda

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