WESLING JOHANN

biografia

Johann Wesling, immortale nomen, (Papadopoli 1726) fu medico, chirurgo, botanico nato da famiglia cattolica nella città di Minden in Vestafalia l’anno 1598. Il periodo della giovinezza rimane ancora impalpabile ed è quindi necessaria la relativa cautela: potrebbe aver condotto i primi studi nella città di Vienna (Kumar Ghosh 2014) dalla quale sarebbe poi fuggito con la famiglia a causa del clima religioso. Il 5 novembre 1619 (Kumar Ghosh 2014) o l’anno successivo (Ongaro 2010) iniziò il suo percorso accademico con una prima immatricolazione tra gli studenti di medicina a Leida, si spostò quindi a Groningen, probabilmente a Bologna e a Padova dove compare nel rollo della Natio Germanica il 24 giugno 1625, due mesi dopo la morte del celebre anatomista Spieghel. Con la morte di quest’ultimo, l’università di Padova visse un momento di traviamento dall’approccio diretto al corpo umano a causa del peso esercitato da Pompeo Caimo (Benzoni 1973) che oltre alla prima cattedra di medicina teorica occupava anche quella di anatomia; non veniva infatti praticava la dissezione dei cadaveri preferendo invece l’insegnamento astratto e ormai ampiamente superato della disciplina, con il generale sconforto di discepoli e colleghi. Wesling conseguì in questo clima il dottorato il 10 giugno 1626 in Collegio Veneto (Ongaro 2010), cioè quell’istituzione in cui i non cattolici potevano evitare la professione di fede, ma a questo seguì un altro conseguimento di dottorato in medicina e filosofia a Venezia. Nella Dominante potevano esserne elargiti otto all’anno (Bonuzzi 1996) e l’8 aprile 1628 gli venne concesso il titolo come risarcimento simbolico per un corso di anatomia volutamente non saldato dai Riformatori dello Studio di Padova (Ongaro 2010). Dopo la coronazione nel 1626 infatti era stato a Mantova per osservare e finalmente formarsi nella pratica anatomica con Fabrizio Bartoletti; i risultati di questi studi li applicò a Padova nel chiostro di Sant’Antonio l’anno 1627 dove anatomizzò il corpo del defunto inquisitore padre Paolo Sansone (Di Fonzo 2000) alla presenza di Giandomenico Sala, Jehan Prévost e Johan Rode che testimoniò il tutto (Ongaro 2010). Tra i presenti non è elencato il professor Caimo. Dopo quest’ottima prova si spostò in laguna e nel 1628 esercitò privatamente, venne quindi assunto come incisore dai Riformatori dello Studio Padovano e si rumoreggiò a lungo sulle sue grandi capacità, tenendo dimostrazioni pratiche nel chiostro del convento di Santa Maria Gloriosa ai Frari per il Collegio dei medici fisici veneziani. Ricavò plauso unanime, enorme fama e una notevole affluenza di studenti dall’Università di Padova, specialmente oltramontani, sicché l’aula di Caimo in terraferma rimase desolata. Per la città universitaria la concorrenza era palese e accogliendo i reclami del professore di Padova, i Riformatori dello Studio che pure l’avevano indicato per le lezioni veneziane, decisero di non effettuare alcun pagamento economico per il corso tenuto a Venezia. Nell’agosto di quell’anno Alvise Cornaro lo assunse come medico personale per il viaggio che lo avrebbe condotto in Egitto, al Cairo, dove Johann rimase anche per vegliare sulla salute dell’altro ambasciatore: il nobile Giovanni Donà. La permanenza nel bacino sud del Mediterraneo durò fino al 1631. Di poco successivo alla morte di Pompeo Caimo è il suo “provvidenziale” ritorno in Veneto, fatto che spinse i Riformatori (Benzoni 1973) a scegliere proprio Wesling come nuovo docente per la cattedra di anatomia; riprese quindi la ricerca per lungo tempo assopita e proprio per la qualità e la chiarezza nell’esplicazione dell’arte, gli studenti già nel 1638 lo gratificarono con una targa all’entrata del teatro anatomico (Tomasini 1656). Grazie al lungo soggiorno tra il vicino oriente e l’Africa compì diverse osservazioni sulle piante indigene, confluite nella edizione da lui emendata del De plantis Aegypti di Prospero Alpini; tale conoscenza gli valse nel 1637, dopo la morte di Alpino Alpini prefetto del Giardino dei Semplici e figlio di Prospero, la cattedra di botanica e il ruolo di prefetto. Alla guida dell’Orto arricchì oltremodo la biodiversità già presente con piante provenienti dal sud del Mediterraneo e dall’India. Nel 1648 viaggiò in prima persona verso Creta e le isole greche allo scopo di importare a Padova nuove erbe officinali. Una volta rientrato nella città adottiva però, provato dalle fatiche del viaggio (Tomasini 1654; Gonzati 1853) il giorno 30 agosto 1649 morì. Fu sepolto nel chiostro della basilica del Santo e gli venne eretto un cenotafio all’interno della stessa. Ricorre nelle biografie di Wesling la notizia che Johann Georg Wirsung, il più celebre tra i medici che esercitavano a Padova, fosse stato suo assistente al tavolo anatomico, ma se è assolutamente indiscutibile il medesimo periodo di presenza in città, non sussistono prove che indichino Wirsung assistente universitario, tantomeno come prosecatore di Wesling (Gamba 1991, Ongaro 2010). Non è neppure attestato che la rivoluzionaria scoperta del dotto pancreatico da parte di Georg Wirsung sia avvenuta nel teatro anatomico come invece adduceva il professor Wesling, anzi è assai più probabile che la dissezione incriminata sia avvenuta nell’ospedale di San Francesco dove medici, studenti e docenti, praticavano e anatomizzavano privatamente. Le lezioni di Johann Wesling, ampiamente frequentate da curiosi e idealmente trasposte nell’antiporta inciso del Syntagma anatomicum, furono visitate anche da un osservatore d’eccezione: l’inglese John Evelyn che tracciò un gustoso e fondamentale diario di viaggio in cui descrisse in maniera minuziosa la società veneta della metà del Seicento e il crogiolo padovano. L’inglese conobbe personalmente il dottor Wesling (Bray 1850-1854) e acquistò alcuni suoi preparati anatomici realizzati con l’aiuto di Giovanni Leoni che, ad oggi, rimane l’unico collaboratore accertato del cattedratico durante le lezioni. I pezzi raccolti, dopo essere stati donati da Evelyn alla Royal Society, sono oggi esposti al Royal college of Surgeons di Londra.

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Secondo pilastro di destra, rivolto verso la controfacciata.

matriali e tecniche

Marmo bianco, marmo rosa, marmo grigio, pietra di paragone, blasone dipinto, fondo della nicchia a tasselli dorati.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Profondo cordoglio il 30 agosto 1649 giorno della morte; gli accademici accompagnarono le spoglie del grande scienziato nel chiostro del Capitolo ad paretem meridionalem (Tomasini 1654), un rammarico aumentato dal fatto che l’ovvio e degno successore, Johann Wirsung, era già lì sotterrato dal 23 agosto 1643. Oggi delle tombe terragne dello studente, Wirsung, e del docente Wesling non vi è traccia, già derelitta la lapide del primo nella descrizione del Salomonio (Salomoni 1701; Ongaro 2010). Le ultime volontà testamentarie indicavano un lascito di cinquecento ducati affinché fosse eretta una memoria (De Vincenti, Guerrieri 2021) nella basilica del Santo; il compito fu sorvegliato dal suocero Ioannes Pueppa Lotharingus con il concorso di Ottavio Ferrari e Johan Rhode (Ongaro 2010; Bovo 2015) che dettarono la targa dedicatoria scolpita in pietra di paragone. Ottavio Ferrari aveva creato anche la dedica nella memoria per Wirsung, ma soprattutto Rodio, o Rhode, fu legato a Wesling per via di trascorsi e interessi comuni. L’artista o gli artisti autori del cenotafio sono ancora sconosciuti anche se l’impianto architettonico e il modello scultoreo è ricondotto in maniera dubitativa a certi modi di Mattia Allio (De Vincenti, Guerrieri 2021); certo è che il lessico progettuale, il germe compositivo di questo deposito traslerà nel successivo e vicinissimo monumento per Giulio, Giacomo ed Ettore Sala progettato proprio dall’Allio. Il monumento Wesling, speculare alla memoria per il collega Giandomenico Sala, ha una nicchia oblunga in cui all’interno, nell’appendice sommitale, risiede il busto del professore posto su un piedistallo. Al di sotto della base a volute presenzia, massiccia, la pietra nera con dedica mentre più in basso è posto lo stemma familiare in cui è ancora ben evidente l’originaria policromia. Il ritratto di Wesling, confrontabile con quelli a stampa massimamente diffusi a partire dal 1647, anno della seconda edizione del capolavoro Syntagma Anatomicum, è avvolto in un panno ben più leggero e impalpabile rispetto al tipo solitamente scolpito nella scuola degli Allio; ben visibile sul petto pende la catena da cavaliere di Gerusalemme, titolo con cui era stato insignito e vanto dell’effigiato. Grazie all’adozione del medesimo contrasto cromatico adottata nel monumento per Giandomenico Sala, l’intera specchiatura di fondo, illumina da un’apparecchiatura di tessere dorate, alleggerisce la struttura, risultando però nettamente meno riuscita rispetto all’altra in cui è posata la pietra gialla veronese. Due colonne in marmo mischio, abbinate a identici pilastri laterali ribattuti a parete reggono capitelli compositi, pulvini e architrave spezzata con frontone a ellisse interrotto. L’apice si conclude con un secondo e più minuto frontone dal timpano cavo.

bibliografia

Iacobi Philippi Thomasini Gymnasium Patavinum, Nicolò Schiriatto, Udine 1654, p.493; Jacobi Salomoni Urbis Patavinae inscriptiones sacrae, et prophanae, Johannes Baptista Caesari, Padova 1701, p. 411; Nicolai Comneni Papadopoli Historia Gymnasii Patavini, Voll. II, Sebastiano Coletti, Venezia 1726, vol. I, p.365-366; William Bray, Diary and correspondence of John Evelyn, Voll. IV, Henry Colburn, London 1850, vol. I, pp. 211, 215, 217, vol. II p. 31; Gino Benzoni, Caimo Pompeo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1973, vol. 16, 357- 360; Camillo Semenzato, Il secolo XVII: tombe e cenotafi, in Le sculture del Santo di Padova, a cura di Giovanni Lorenzoni, Neri Pozza Editore, Vicenza 1984, pp. 173- 192: p. 182; Antonio Gamba, Johann Georg Wirsung: un celebre scolaro straniero dello Studio di Padova, in «Padova e il suo territorio», 6(1991), 30, pp. 8-11; Lorenzo Di Fonzo, Il p. Francesco Sansone da Brescia OFMConv Ministro generale e mecenate francescano 1414-1499, in Frate Francesco Sansone ‘de Brixia’ Ministro generale OFMConv (1414-1499). Un mecenate francescano del Rinascimento a cura di Giovanna Baldissin Molli, Centro Studi Antoniani, Padova 2000, pp. 9-49: p. 44, nota 25; Luciano Bonuzzi, Medicina e sanità, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della Serenissima, Voll. XIV, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1992- 2007, vol. V, 407- 440; Giuseppe Ongaro, Wirsung a Padova 1629-1643, Antilia, Padova 2010, pp. 56-62, 83; Sanjib Kumar Ghosh, Johann Vesling (1598–1649): Seventeenth century anatomist of Padua and his Syntagma Anatomicum, in «Clinical Anatomy» 8 (2014), 27, pp.1122-1127 ; Tatiana Bovo, Giovanni Cotunnio e gli intellettuali greci a Padova nel XVII secolo: dalla matrice accademica alla prospettiva panellenica, XXVI ciclo della scuola di dottorato in Lingue, Culture e Società moderne dell’Università Cà Foscari, supervisore Professoressa Caterina Carpinato, Venezia 2015, p. 196; Monica De Vincenti, Simone Guerriero, Monumenti sepolcrali del Seicento, in La pontificia basilica di sant’Antonio in Padova, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri, L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, pp. 1397-1458: pp.1410-1413.

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