ZANETTINI GIACOMO

biografia

La figura di Giacomo Zanettini, figlio di Giovanni (detto Zanettino) e di Caterina, è stata approfondita ancora nell’Ottocento da Andrea Gloria (1888), poi da Maria Chiara Ganguzza Billanovich (1972) e, di recente, da Franco Benucci (2022). La Ganguzza Billanovich ha revisionato le informazioni precedenti e ha recuperato l’inventario della biblioteca, mentre Benucci ha ulteriormente messo a punto i dati documentari citati da quest’ultima, indagando in particolare il soggiorno a Segna, i rapporti con il conte di Veglia e la costituzione del luogo di sepoltura. Il padre Giovanni, all’epoca illustre professore di Grammatica e Retorica, non ha lasciato particolari tracce di sè e risulta deceduto entro il dicembre del 1370. Giacomo nacque probabilmente nel territorio trevigiano, nei dintorni di Giussin, nella cui chiesa di Santa Maria erano sepolti gli avi paterni. Di certo passò la giovinezza a Padova, dove è documentato come studente di Medicina nel 1370, vivendo prima in contrada Rudena (1372) e poi (almeno dal 1377) in contrada del Falaroto. Si laureò in arti e medicina tra il 1370 e il 1372, mentre fu professore di medicina almeno a partire dal 1380. Sono noti due soggiorni fuori Padova per esercitare la professione di medico: una volta (1391-1392) a Segna, attuale Senj in Croazia, al servizio del conte di Veglia, e poi (1398-1399) a Trieste. Si sposò la prima volta con Vincenza (†1383/1384), figlia del sarto Zambono, e una seconda volta (1385) con Antonia, figlia del drappiere Giovanni da Montagnana. Dei figli del secondo matrimonio sopravvisse solo Giacomo Filippo, nato nel 1391/1392, che prese il doppio nome dai santi cui è dedicata la chiesa degli Eremitani, alla quale il professore fu sempre molto legato e dove volle essere sepolto. Egli, inoltre, volle far dipingere la sua cappella in chiesa con Storie di Cristo sul modello di quelle dipinte in un’altra chiesa di frati Eremitani, quella di Santa Margherita a Treviso, probabilmente in memoria dei luoghi familiari. Giacomo era benestante, poiché al momento della morte possedeva circa quattrocento campi nella campagna padovana, circa trenta case in città e altre sparse nel territorio. Tale patrimonio venne a formarsi via via con la sua crescente affermazione professionale. L’inventario della biblioteca del professore contava settantasei codici divisi in tre sezioni: libri di medicina (Galeno, Ippocrate, Avicenna, Averroè, ecc.), “libri arcium” (filosofia, logica, astronomia) e “libri moralium” (classici latini, come le Tragedie di Seneca, l’Asino d’oro di Apuleio, e il Bucolicum Carmen di Petrarca).

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Anticappella Ovetari, a pavimento.

provenienza

Padova, Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo degli Eremitani, cappella di Santa Maria Antica, sotto il tramezzo.

matriali e tecniche

Rosso ammonitico di Verona.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Il pessimo stato conservativo del manufatto inficia tanto la lettura dello stemma posto al centro, che l’iscrizione incisa sulla parte alta. Il testo, tuttavia, è integrabile grazie alle fonti manoscritte e a stampa (Corpus dell’Epigrafia Medievale, a cura di Franco Benucci). Se l’epitaffio funebre, datato 5 settembre 1389, venne realizzato quando il professore era ancora in vita, egli dettò l’ultimo testamento il 20 febbraio 1402 poco prima di morire. Dal documento, già trascritto in parte da Antonio Sartori (Archivio Sartori 1988), si sa che il sepolcro si trovava presso la cappella/altare di “S. Maria Veya” (Santa Maria Antica) agli Eremitani, collocata sotto il tramezzo (Ganguzza Billanovich 1972; Murat 2013), demolito più tardi (Valenzano 2007). Le varie fonti storiche (Tomasini 1649; Salomonio 1701; Colle 1825; Gloria 1888) ricordano l’iscrizione con numerosi equivoci, mentre Scardeone (1560) riteneva addirittura che essa si riferisse alla sepoltura comune di Giacomo e del padre (“utriusque tumulus visitur”).

bibliografia

Bernardinii Scardeonii De antiquitate urbis Patavii, apud Nicolaum Episcopium iuniorem, Basileae 1560, p. 209; Iacobi Philippi Thomasini Urbis Patavinae inscriptiones sacrae, et prophanae, Typis Sebastiani Sardi, Patavii 1649, p. 150; Jacobi Salomoni Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, sumptibus Jo. Baptistae Caesari Typogr. Pat., Patavii 1701, pp. 215 e 227; Francesco Maria Colle, Storia scientifico-letteraria dello Studio di Padova, dalla Tipografia della Minerva, in Padova 1825, III, pp. 213-216; IV, pp. 77-78; Andrea Gloria, Monumenti della Università di Padova (1318-1405), Tipografia del Seminario, Padova 1888, I, pp. 399- 402 nn. 757-759, II, p. 397 n. 2188; Maria Chiara Ganguzza Billanovich, Giacomo Zanettini (†1402), professore di medicina: il patrimonio, la biblioteca, «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 5 (1972), pp. 1-44: 15; Archivio Sartori. Documenti di storia e arte francescana, III/2. Evoluzione del Francescanesimo nelle Tre Venezie monasteri contrade località abitanti di Padova medioevale, a cura di Giovanni Luisetto, Biblioteca Antoniana, Basilica del Santo, Padova 1988, pp. 1554-1555 n. 5; Giovanna Valenzano, La suddivisione dello spazio nelle chiese mendicanti: sulle tracce dei tramezzi delle Venezie, in Arredi liturgici e architettura, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Electa, Parma-Milano 2003, pp. 99-114: 110-111, 114 nota 57; Corpus dell’Epigrafia Medievale, a cura di Franco Benucci, scheda 105. Ss. Filippo e Giacomo 13, consultabile online: http://cem.dissgea.unipd.it/; Zuleika Murat, Le arche di Ubertino e Jacopo II da Carrara nel percorso artistico di Andriolo de’ Santi, «Predella. Journal of visual arts», 33 (2013), pp. 185-200: 194; Franco Benucci, Un medico padovano per il conte di Veglia. Jacopo Zanettini e la sua sepoltura, in Luigi il Grande Rex Ungariae. Guerre, arti e mobilità tra Padova, Budapest e l’Europa al tempo dei Carraresi, a cura di Giovanna Baldissin Molli, Franco Benucci, Maria Teresa Dolso, Ágnes Máté, Viella, Roma 2022, pp. 193-216 ecc. come nel CEM e Benucci 2022.

autore scheda

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