biografia
Il canonico Gaetano di Thiene (1387-1465), nacque a Gaeta dal giureconsulto Simone, che stava soggiornando alla corte del re Ladislao d’Angiò-Durazzo (Da Valsanzibio 1949; Bernardinello 1984; Gallo 2015). Gaetano si avviò agli studi forse già a Napoli, ma il suo futuro legame con il territorio veneto si deve tanto alla provenienza vicentina della famiglia che al munifico intervento della nonna Amabilia da Montagnone, abitante a Padova, che gli lasciò nel testamento del 1398 un legato di cento ducati d’oro. Dal 1406 circa si trasferì nella città patavina, abitando in via Scalona (attuale via San Gregorio Barbarigo). A Padova conseguì prima la laurea in Filosofia il 10 novembre 1418, poi quella in Medicina il 3 marzo 1428, insegnando per quarant’anni: dal 1422 Logica, dal 1430 Filosofia naturale. Tra i suoi maestri vanno ricordati Paolo Veneto , Bartolomeo da Montagnana e Jacopo della Torre da Forlì , mentre tra i suoi discepoli più noti vi furono l’umanista e ambasciatore Bernardo Bembo, padre del famoso collezionista e cardinale Pietro, e Francesco della Rovere, futuro papa Sisto IV. Gaetano, di ascendenza averroista, si dedicò ampiamente all’esposizione della dottrina aristotelica, ma anche all’attività di commentatore di testi di logica di provenienza oxoniense (Bottin 1983). Fu, inoltre, canonico della Cattedrale dal 1436 con bolla di papa Eugenio IV, nonché tesoriere del Capitolo. Dotato di una ricca collezione di libri, donò alla biblioteca del convento di Sant’Antonio i manoscritti corretti delle sue opere, quelli di medicina ai nipoti Adoardo e Vincenzo e quelli di teologia alla biblioteca di San Giovanni di Verdara, oggi conservati alla Marciana di Venezia (Sartori 1938; Bernardinello 1984). Tra le sue opere si possono segnalare i commenti al De anima (edito a stampa a Padova nel 1475) e al De metheoris di Aristotele e le Recollectae super octo libros physicorum Aristotelis. Morì a Padova il 18 luglio 1465 e fu sepolto nella Cattedrale, come si ricava dai due testamenti del 1461 e del 1462, nei quali chiedeva di essere tumulato “in maiori ecclesia paduana et super qua iussit poni lastra lapidea” (Da Valsanzibio 1949; Bernardinello 1984). L’incunabolo del commento alle Meteore di Aristotele, basato su un testo corretto dal professore Nicoletto Vernia da Chieti, uscì nel 1476 dalla tipografia del francese Pierre Maufer (Martellozzo Forin 2015).
cronologia
tipologia tomba
ubicazione
autori
matriali e tecniche
Marmo, iscrizione incisa
stato di conservazione
note storico-critiche
La tomba originaria di Gaetano di Thiene si trovava nel sottocoro della Cattedrale, vicino all’altare di San Daniele, ma fu levata in occasione del rinnovamento architettonico dell’edificio sacro nel XVI secolo (Da Valsanzibio 1949). Plausibilmente trasportato nella sua interezza nella zona vicino all’ingresso della chiesa, dove lo vede lo Scardeone (1560), il monumento era costituito da un rilievo con il filosofo nell’atto di insegnare, quindi in cattedra (“simulacrum habitu iuventutem è suggestu docentis”). La composizione del rilievo figurato con il magister in cathedra era tipico dei monumenti funebri quattrocenteschi padovani, ad esempio quello di Paolo Veneto agli Eremitani , quello di Giovanni Calfurnio realizzato da Antonio Minello oggi nel chiostro del Noviziato al Santo, quello di Pietro Roccabonella opera di Bartolomeo Bellano e Andrea Riccio nella chiesa di San Francesco , o, ancora, i monumenti sulle porte delle logge di Palazzo della Ragione (Siracusano 2010-2013). Sarà Tomasini quasi cento anni dopo (1644) a copiare il testo dell’iscrizione e ad attestare l’esistenza di un’altra effige del defunto, acquisita quando Gaetano era vivo, in bronzo (“[…] in Maiori Templo deponitur, ubi ad vivum aenea effigies eius in Museo è marmore hoc elogio celebratur […]”, ‘è deposto nella Cattedrale, dove c’è una sua effigie bronzea da vivo, tratta dal marmo del Museo ed è onorato con questo elogio [segue il testo dell’iscrizione]’). La specifica scelta del bronzo a una data così precoce va contestualizzata nella fortuna delle novità introdotte a Padova da Donatello un ventennio prima. Inoltre, il ritratto a stampa di Gaetano illustrato nel volume di Tomasini è plausibilmente tratto da una delle due effigi citate del filosofo, poiché segue la tradizione iconografica quattrocentesca del ritratto di profilo ispirato alle medaglie, diversamente dalle altre raffigurazioni del libro con personaggi posti di tre quarti. Più tardi Salomonio (1701) ricorda sempre vicino alla facciata una scultura marmorea (“in pariete sub statua marmori excisa”) associata all’iscrizione qui presa in esame, ma anche un’altra lapide “in infimo Musaei” con le parole “Cajetanus vir eximius”. Non è chiara l’identificazione del “Museo” citato tanto da Tomasini e da Salomonio: da un lato può essere un riferimento a una collezione privata cittadina (il Tomasini nei suoi Elogia del 1630 chiama spesso “museo” il luogo in cui era conservata l’effigie di un personaggio celebre), ma si può presumere che si tratti dell’ambiente della cripta, luogo di memorie attorno al sepolcro di San Daniele, dal momento che Tomasini specifica che il museo si trovava nella Cattedrale (“ubi” riferito al tempio sacro) e che Salomonio lo colloca in un punto posto in basso (“infimo”). L’iscrizione attuale, a volte associata in modo erroneo al monumento quattrocentesco (Sartori 1938), è frutto di un rifacimento settecentesco che ripropone con alcune varianti il testo dell’epigrafe più antica. I due angoli superiori del manufatto presentano delle ‘orecchie’ concave che forse accoglievano una cornice dall’andamento rocaille. In occasione del rifacimento della lastra, si eliminò quasi certamente il rilievo figurato citato da Tomasini e da Salomonio e non più segnalato da Ferretto (1814). Il testo elogia Gaetano con un climax: prima come canonico, poi come uomo virtuoso, infine come “principe dei teologi” e illustre filosofo (Bellinati 1977).
bibliografia
Bernardinii Scardeonii De antiquitate urbis Patavii, apud Nicolaum Episcopium iuniorem, Basileae 1560, p. 382; Iacobi Philippi Thomasini Elogia virorum literis & sapientia illustrium ad vivum expressis imaginibus exornata, ex Typographia Sebastiani Sardi, Patavii 1644, pp. 33-38; Jacobi Salomoni Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, sumptibus Jo. Baptistae Caesari Typogr. Pat., Patavii 1701, p. 4; Giacomo Ferretto, La Cattedrale. Il Vescovato, 1814, manoscritto, Padova, Biblioteca Civica, BP.156.1, pp. 59-60; Antonio Domenico Sartori, “Gaetano de’ Thiene, filosofo averroista” nello studio di Padova (1387-1465), estratto dagli atti della XXVI riunione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze (Venezia, 12-18 settembre 1937), Scuola Tipografica Pio X, Roma 1938, pp. 1-31: 4; Silvestro da Valsanzibio, Vita e dottrina di Gaetano di Thiene filosofo dello Studio di Padova (1387-1465). Con un’appendice di documenti inediti e rari, Studio filosofico dei FF. MM. Cappuccini, Padova 19492, pp. 64-65, 220; Claudio Bellinati, Appendice. Epigrafi e iscrizioni, in Claudio Bellinati, Umberto Gamba, Giulio Bresciani Alvarez, Lucio Grossato, Il Duomo di Padova e il suo Battistero, Lint, Trieste 1977, pp. 53-67: 56; Francesco Bottin, Gaetano da Thiene e i «Calculatores», in Scienza e filosofia all’Università di Padova nel Quattrocento, a cura di Antonino Poppi, Lint, Padova 1983, pp. 125-34; Silvio Bernardello, Sulla biblioteca di Gaetano da Thiene, lettore allo Studio e canonico della cattedrale di Padova, in Viridarium Floridum. Studi di storia veneta offerti dagli allievi a Paolo Sambin, a cura di Maria Chiara Billanovich, Giorgio Cracco, Antonio Rigon, Antenore, Padova 1984, pp. 337-353; Luca Siracusano, Scultura a Padova: 1540-1620 circa. Monumenti e ritratti, tesi di Dottorato, Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Scuola di Dottorato in Studi Umanistici, tutor A. Bacchi, XXVI ciclo (2010-2013), pp. 13-26; Donato Gallo, Thiene Gaetano, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University Press, Padova 2015, p. 320; Elda Martellozzo Forin, Un contratto di Pierre Maufer per l’edizione di opere di Gaetano da Thiene (1476), «Quaderni per la Storia dell’Università di Padova», 48 (2015), pp. 359-363.