biografia
Paolo da Castro (ca. 1360-1441), figlio di Angelo, nacque a Castro nella Tuscia romana. Considerato tra i maggiori giuristi della prima metà del Quattrocento, studiò inizialmente a Perugia con Baldo degli Ubaldi, cui rimase legato tutta la vita. Conseguì il dottorato nel 1385 ad Avignone, dove fu lettore nello Studio e risiedette fino all’inizio del Quattrocento, a esclusione di un soggiorno a Pavia tra 1390 e 1394. Nel 1401 si trasferì a Firenze per insegnare diritto civile, ricoprendo contemporaneamente anche gli incarichi di podestà di Viterbo e, benché sposato, vicario in spiritualibus del vescovo di Firenze, e collaborando alla revisione degli statuti comunali fiorentini e senesi. Nel 1422 passò allo Studio di Bologna, dove rimase fino al 1429. Quasi settantenne si spostò quindi a Padova, dove per dodici anni avrebbe insegnato diritto civile. Morì nel 1441 e fu sepolto a Santa Maria dei Servi (d’Amelio 1979; Belloni 1986; Perozzo, in Del Negro 2015). Angelo da Castro (ca. 1405-1480), figlio primogenito di Paolo e di Piera de’ Cervini di Corneto, nipote del noto canonista Pietro d’Ancarano, nacque verosimilmente nel primo decennio del Quattrocento. Il 7 maggio 1436 conseguì il dottorato a Padova in utroque iure e l’anno seguente figura tra i giuristi dello Studio bolognese con l’incarico della lettura ordinaria “de sero” del Digestum Novum. Il 16 aprile 1439 è documentato a Padova, dove – stando all’iscrizione principale posta sul monumento funebre – ricoprì per quarant’anni le varie cattedre di diritto civile e canonico. Incerta è la data del suo trasferimento a Roma, in qualità di avvocato concistoriale, da collocarsi verosimilmente verso la metà del secolo; tra 1456 e 1458 si trovava comunque nuovamente a Padova. Morì attorno al 1480 (D’Amelio 1979; Belloni 1986).
tipologia tomba
posizione nell'edificio
Parete destra della navata, sopra la porta che conduce in sacristia.
provenienza
Padova, Santa Maria dei Servi.
autori
matriali e tecniche
Bronzo, pietra tenera di Vicenza.
stato di conservazione
note storico-critiche
Come recita l’iscrizione sottostante, il monumento fu voluto nel 1492 da Nicolò da Castro, canonico padovano, in memoria di suo padre Angelo e del nonno, Paolo, entrambi deposti nella chiesa dei Servi, rispettivamente nel 1441 e in una data imprecisata attorno al 1480. Le fonti segnalano che esso accompagnava la vera e propria sepoltura terragna dei due, ora scomparsa ma curata nel 1488 dallo stesso Nicolò, di cui l’iscrizione ricordava anche i titoli di iuris utriusque doctor, Apostolicus cubicularius e conte palatino. Quel che rimane del grandioso mausoleo ricordato da Scardeone nel 1560 è una lastra bronzea suddivisa in quattro pezzi di fusione, raffigurante la Madonna a mezzo busto con il Bambino immersi in una nube di cherubini: quello più in basso porge sorridente ad Angelo e Paolo da Castro i libri di diritto “ad dandam scientiam cunctis”. I professori, ritratti naturalisticamente, sono rivolti verso la Vergine; due angioletti, raffigurati in scorcio, stanno per incoronarli d’alloro sotto a due stemmi di famiglia affrontati. Un cartiglio dispiegato tra le ali e le braccia dell’angelo biblioforo e una mandorla delimitata da serti d’alloro accolgono i primi due testi epigrafici. Il bronzo, contornato su tre lati da una larga cornice modanata, è sorretto da un’ampia lastra in pietra di Vicenza, di larghezza di poco inferiore, che presenta l’iscrizione principale, ben giustificata e racchiusa tra due simmetrici comparti a candelabre affiancate da specchiature lisce, il tutto murato sopra la porta della sacristia. Non è possibile stabilire con esattezza l’aspetto originario del cenotafio, descritto già dalle fonti come collocato “prope sacrarium”, che poteva essere simile a quello di Pietro Roccabonella nella chiesa padovana di San Francesco, opera di Bartolomeo Bellano e Andrea Riccio: anche il monumento da Castro doveva infatti verosimilmente prevedere una struttura con colonne e una cornice, forse marmorea, posta attorno alle due lastre di bronzo e di pietra. Per quanto riguarda il suo autore, dopo le prime attribuzioni a Bellano nel Sette e Ottocento e a Briosco o Giovanni Minelli nel corso del Novecento, la critica tende oggi a riconoscerlo nello scultore cremasco Giovanni de’ Fondulis, documentato per la prima volta a Padova il 10 gennaio 1468, città dove ricoprì un ruolo di primo piano fino alla morte, avvenuta attorno al 1491 (Scansani 2018; Scansani 2020). Dal momento che lo scultore risulta già defunto il 29 settembre di quell’anno, si dovrebbe pensare che a portare a compimento il monumento dei Servi, datato 1492, siano stati i suoi collaboratori, pur utilizzando modelli da lui approntati: uno di questi potrebbe essere identificato nella Madonna con il Bambino in terracotta conservata al Bode Museum di Berlino (inv. 1569), la cui iconografia presenta tratti comparabili a quella del monumento da Castro (Callovi 2012; Scansani 2018; Scansani 2020).
bibliografia
Bernardinii Scardeonii De antiquitate urbis Patavii et claribus civis Patavini, ex officina Nicolai Episcopii iunioris, Basilea 1560, p. 177; Girolamo Ghilini, Teatro d’huomini letterati, 2 voll., per li Guerigli, Venetia 1647, II, pp. 208-209; Iacobi Philippi Thomasini Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, Typis Sebastiani Sardi, Patavii 1649, pp. 332-333.1; Jacobi Salomoni Agri patavini Inscritiones sacrae et prophanae, Sumptibus Jo. Baptistae Caesari Typogr. Pat., Padova 1701, p. 468-469; Jacobi Facciolati Fasti gymnasii Patavini, Typis Seminarii, Patavii 1757, p. 38; Giovanni Battista Rossetti, Il forastiere illuminato per le pitture, sculture, ed architetture della città di Padova, ovvero Descrizione delle cose più rare della stessa città con altre curiose notizie, Conzati, Padova 1786, p. 23; Pietro Brandolese, Pitture, sculture, architetture ed altre cose notabili di Padova nuovamente descritte da Pietro Brandolese, a spese di Pietro Brandolese, Padova 1795, p. 65; Francesco Dondi dall’Orologio, Serie cronologico-istorica dei canonici di Padova, Stamperia del Seminario, Padova 1805, pp. 58-59; Giacomo Ferretto, Iscrizioni sacre e profane della città di Padova parte omesse nelle sue collezioni MDCCI e MDCCVIII da Jacopo Salomonio e parte le posteriormente scoperte e poste raccolte e con varie annotazioni illustrate da me D. Giacomo Ferretto di Monselice, manoscritto, Padova 1810, Biblioteca Civica, BP.1.992, c. 188; Giannantonio Moschini, Guida per la città di Padova all’amico delle Belle Arti, a spese de’ fratelli Gamba, Venezia 1817, p. 159; Wilhelm Bode, Lo scultore Bartolomeo Bellano da Padova, «Archivio Storico dell’Arte», 4 (1891), pp. 397-416: p. 406; Paul Schubring, Die italienische Plastik des Quattrocento, Akademische Verlagsgesellschaft Athenaion, Berlin 1919, p. 212; Leo Planiscig, Venezianische Bildhauer der Reinassance, Schroll, Wien 1921, pp. 157-158; Alessandro Scrinzi, Bartolomeo Bellano, «L’Arte», 29 (1926), pp. 248-260: p. 256; Andrea Moschetti, Giovanni Fondulo scultore, «Bollettino del Museo Civico di Padova», 5 (1927), pp. 76-80; Terisio Pignatti, Gli inizi di Andrea Riccio, «Arte Veneta», 7 (1953), pp. 23-38: p. 28; Maria Grazia Duprè Dal Poggetto, Nuove ipotesi sulla tomba dei di Castro in Santa Maria dei Servi a Padova e sull’influenza italiana sulla cultura sveva, in Evolution générale et développements régionaux en histoire de l’art, International Congress of the History of Art, 22, 1969, Budapest, a cura di Rózsa György, 3 voll., Akadémiai Kiadó, Budapest 1972, I, pp. 685-689; Giuliana D’Amelio, Castro, Angelo da, in Dizionario Biografico degli Italiani, 23, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1979, pp. 223-225; Giuliana D’Amelio, Castro, Paolo di, in Dizionario Biografico degli Italiani, 23, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1979, pp. 227-233; Annalisa Belloni, Professori giuristi a Padova nel secolo XV, Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main 1986, pp. 119-123 e 283-292; Annalisa Belloni, Iohannes Heller e i suoi libri di testo: uno studente tedesco a Padova nel Quattrocento tra insegnamento giuridico ufficiale e «natio Theutonica», «Quaderni per la Storia dell’Università di Padova», 20 (1987), pp. 51-95; Volker Krahn, Bartolomeo Bellano. Studien zur Paduaner Plastik des Quattrocento, Scaneg, München 1988, pp. 215-216; Giancarlo Gentilini, Giovanni Minelli de’ Bardi, San Giovanni Battista, in Dal Trecento al Seicento. Le arti a paragone, a cura di Giovanni Romano, Allemandi, Torino 1991, pp. 61-78; Francesco Caglioti, Donatello e i Medici. Storia del David e della Giuditta, 2 voll., Olschki, Firenze 2000, II, p. 285, nota 12; Andrea Bacchi, Luciana Giacomelli, Rinascimento di terra e di fuoco. Figure all’antica e immagini devote nella scultura di Andrea Riccio, in Rinascimento e passione per l’antico. Andrea Riccio e il suo tempo. Catalogo della mostra (Trento, Museo Diocesano e Castello del Buonconsiglio, 5 luglio-2 novembre 2008), a cura di Andrea Bacchi e Luciana Giacomelli, Temi, Trento 2008, pp. 17-57: p. 30; Francesco Caglioti, Il ‘Crocifisso’ ligneo di Donatello per i Servi di Padova, «Prospettiva», 130-131 (2008), pp. 50-106: p. 103, nota 116; Eleonora Callovi, L’arredo scultoreo della chiesa di Santa Maria dei Servi dalla fondazione alla fine del XV secolo, in La chiesa di Santa Maria dei Servi in Padova. Archeologia Storia Arte Architettura e Restauri, a cura di Girolamo Zampieri, «L’Erma» di Bretschneider, Roma 2012, pp. 171-186; Valentina Perozzo, Paolo (di) Castro, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University Press, Padova 2015, p. 90; Marco Scansani, Due nuove opere di Giovanni de’ Fondulis, «Arte Veneta», 75 (2018), pp. 180-185; Marco Scansani, Giovanni de Fondulis a Padova, in A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento da Donatello a Riccio. Catalogo della mostra (Padova, Museo Diocesano, 15 febbraio-2 giugno 2020), a cura di Andrea Nante, Carlo Cavalli e Aldo Galli, Verona 2020, pp. 79-89.