ARGOLI ANDREA

biografia

Andrea Argoli di Tagliacozzo in Abruzzo, nacque nel 1570 da Ottavio, di professione avvocato, e Caterina Mati nobile del regno di Napoli (Gliozzi 1962; Realdi 2015). Dopo aver appreso la lingua greca e latina, si spostò a Napoli per studiare matematica, medicina e astrologia. Divenne ampiamente pratico in tutte e tre le discipline, ma accrebbe la sua fama soprattutto per la lettura degli astri e per i vaticini che ne ricavava. Finalmente nel 1622 iniziò l’insegnamento della matematica all’Università della Sapienza di Roma, ma venne licenziato l’anno 1627. Il motivo indicato dai biografi veneziani, probabilmente non esenti da partigianeria, è indicato nel continuo scrutare gli astri per sortem, pratica generalmente vietata nei territori strettamente controllati dalla Santa Sede. Purtuttavia nell’Urbe continuò a ricoprire l’incarico di bibliotecario del cardinale Lelio Biscia, suo mecenate e protettore, e lì rimase fino al 1632. Con il lauto stipendio di cinquecento ducati la Serenissima lo ingaggiò (Loredan, Brusoni 1647; Papadopoli 1726) per lo Studio padovano come docente di matematica in prima lettura. Ammiratore di Galileo nonostante la sua assoluta fedeltà al sistema geocentrico, cortocircuito non insanabile alla metà del Seicento, venne creato cavaliere di San Marco per il plauso unanime nell’insegnamento e il lustro che dava alla sua cattedra. Lo stipendio venne proprio per questo più che raddoppiato, arrivando alle stesse cifre del Pisano nei suoi momenti di maggior gloria. In città, oltre all’incarico istituzionale, continuò le pubblicazioni dei suoi studi medici e di almanacchi sui moti degli astri o effemeridi. Nel 1648 dopo una terribile malattia, come riconoscenza per l’intercessione del Santo, decise di erigere il suo ultimo giaciglio nella basilica cittadina a lui dedicata (Luisetto 1983). Trovò lì sepoltura il 27 settembre 1657 all’età di 87 anni. In vita Andrea ebbe almeno un figlio, natogli nel 1609 a Tagliacozzo e battezzato col nome di Giovanni (Asor-Rosa 1962). Seguì il padre a Padova, divenne studente di diritto raggiungendo la laurea sia nel diritto civile che nell’ecclesiastico e tuttavia essendosi fatto notare per la sua sapienza nelle lettere e nella poesia, l’Università di Bologna lo scelse come professore di umanità latina tra il 1637 e il 1640.

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Abside, atrio della cappella delle Reliquie, parete destra.

matriali e tecniche

Marmo inciso.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Andrea Argoli, professore che il Gonzati dice religiosissimo (Gonzati 1853), decise ancora in vita, dopo la guarigione da accesso febbrile del 1648, di essere sepolto nella cappella della famiglia Turchetto, dedicata a San Francesco, un luogo ricchissimo di memorie, in posizione centrale rispetto alle altre cappelle radiali. Il lascito testamentario datato 1512 dell’ultimo erede dei Turchetto, cioè Lodovica, aveva reso proprietari del luogo i confratelli dell’ospedale di San Francesco. Per tale motivo Argoli dovette chiedere a questo formidabile ente caritativo il permesso d’essere lì tumulato una volta defunto. Questi acconsentirono purché si commemorasse con una targa anche il loro benestare (Luisetto 1983). Per la copiosità dei pellegrini transitanti nella sagrestia basilicale e ardenti dal desiderio di venerare le reliquie di sant’Antonio da Padova lì custodite, nel 1690 si decise di creare un nuovo luogo che potesse più comodamente renderle visibili (Bresciani Alvarez 1984). Dopo una falsa partenza per alcuni problemi costruttivi, il cantiere si spostò alle spalle dell’abside e così la cappella centrale, ovvero quella dedicata a Francesco d’Assisi, smise la sua funzione, venne in parte abbattuta e divenne elemento di raccordo tra il santuario antoniano e il nuovo progetto di Filippo Parodi. L’epigrafe indicante la tomba di Argoli è fortunatamente sopravvissuta e ancora visibile sulla parete d’accesso a questa appendice tardo seicentesca, mentre le tombe, l’altare e gli ornamenti, compresa la pala di Pietro Ricchi con il San Francesco stimmatizzato, sono stati dismessi, distrutti o ricollocati (Baldissin, 2022).

bibliografia

Giovanni Francesco Loredan, Girolamo Brusoni, Le glorie de gli Incogniti o vero gli huomini illustri dell’Accademia de’ signori Incogniti di Venetia, Francesco Valvasense, Venezia 1647, p. 19; Nicolai Comneni Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, Sebastiano Coletti, Venezia 1726, p. 367; Giammaria Mazuchelli, Gli scrittori d’Italia, cioè notizie storiche e critiche intorno alle vite e agli scritti dei letterati italiani, Voll. VI, Giambattista Bossini, Brescia 1753, Vol. I, parte II, p. 1045; Bernardo Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova descritta ed illustrata, Voll. II , Coi tipi di Antonio Bianchi, Padova 1852-1853, vol. II, pp. 274-275; Giulio Brasciani Alvarez, Il tardo barocco: l’opera di Filippo Parodi e Giovanni Bonazza, in Le sculture del Santo di Padova, a cura di Giovanni Lorenzoni, Neri Pozza Editore, Vicenza 1984, pp. 198-205; Mario Gliozzi, Argoli Andrea, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1962, vol. 4, pp. 132-134; Alberto Asor-Rosa, Argoli Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1962, vol. 4, p. 134; Giovanni Maria Luisetto a cura di, Archivio Sartori: documenti di storia e arte francescana, Voll. IV, Biblioteca Antoniana-Basilica Antoniana, Padova 1983, vol. I, p. 567-568; Matteo Realdi, Argoli Andrea, in Clariores dizionario biografico degli studenti e dei docenti dell’università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University press, Crocetta del Montello 2015, pp. 34-35; Giovanna Baldissin Molli, Variazioni Antoniane. Due o tre pale senza (più) altare, in fase di pubblicazione nel corso del 2022.

autore scheda

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