cronologia
tipologia tomba
posizione nell'edificio
Controfacciata.
autori
matriali e tecniche
Pietra bianca, pietra di paragone, bronzo.
stato di conservazione
note storico-critiche
Il monumento fu commissionato da Annibale Campolongo, giureconsulto e fratello di Emilio. La scelta della chiesa fu dettata dallo stretto legame che univa la famiglia a Santa Maria dei Servi: nell’aprile 1511, infatti, Bartolomeo Campolongo aveva acquistato dalla basilica del Santo le colonne già appartenute alla primitiva cappella di Sant’Antonio, per adibirle al sostegno del nuovo portico della chiesa servita, e ne aveva altresì offerto il portale laterale. Poco più tardi, nel febbraio 1512, all’interno dello stesso tempio si sarebbe verificata la prodigiosa trasudazione sanguinolenta del Crocifisso ligneo di Donatello, in conseguenza della quale fu decorata la cappella in cornu Evangelii, dove traslare la scultura: anche questa impresa si lega alla munificenza di Bartolomeo, che, come ricorda Giovanni Battista Rossetti (1780), negli affreschi figurava «ritratto a’ piedi del medesimo Crocifisso». È proprio in prossimità di questa cappella, “extra sacellum crucifixi”, che Jacopo Salomonio descrive il monumento di Emilio Campolongo, non ancora trasferito nella sua posizione odierna – nella parete orientale presso la controfacciata – al tempo di Pietro Selvatico (1896). Autore dell’opera è Cesare Bovo, la cui firma si legge sul plinto sinistro, famoso per il monumento con busto bronzeo del tedesco Christoph von Dohna nella basilica del Santo, anch’esso firmato ed eseguito tra 1614 e 1616. Dello stesso scultore, nella chiesa dei Servi di fronte al monumento Campolongo, si ammira quello del giurista Girolamo Olzignano (1610). Il cenotafio Campolongo, databile in prossimità della morte del medico nel 1604, si ispira nella struttura a quello di Pietro Bembo nella basilica antoniana, eseguito tra 1548 e 1549 da Danese Cattaneo, scultore carrarino giunto nel Veneto assieme a Jacopo Sansovino: il busto del defunto, in bronzo, è collocato entro una nicchia a valva di conchiglia cimata da un festone di fiori e frutta tra due coppie di colonne scanalate con capitelli corinzi, sostenute da plinti intagliati con festoni; sinuose volute di foglie di acanto percorrono il fregio, sovrastato dal frontone interrotto per fare posto allo scudo gentilizio (Siracusano 2012).
bibliografia
Jacobi Salomoni Urbis Patavinæ inscriptiones sacrae et prophanae […], Sumptibus Jo. Baptistae Caesari Typogr. Pat., Padova 1701, pp. 465-466; Giovanni Battista Rossetti, Il forastiere illuminato per le pitture, sculture, ed architetture della città di Padova, ovvero Descrizione delle cose più rare della stessa città con altre curiose notizie, Conzati, Padova 1786, p. 266; Pietro Selvatico, Guida di Padova e dei principali suoi contorni, Tipografia e Libreria editrice F. Sacchetto, Padova 1869, p. 205; Giuliano Gliozzi, Campolongo (Campilongo), Emilio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 17, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1974, pp. 569-570; Luca Siracusano, Novità per la scultura di primo Seicento a Padova: i monumenti Campolongo e Olzignano di Cesare Bovo, in La chiesa di Santa Maria dei Servi in Padova. Archeologia Storia Arte Architettura e Restauri, a cura di Girolamo Zampieri, Roma, L’«Erma» di Bretschneider, 2012, pp. 187-204; Fabio Zampieri, Emilio Campolongo, filosofo e medico patavino (1550-1604), in La chiesa di Santa Maria dei Servi in Padova. Archeologia Storia Arte Architettura e Restauri, a cura di Girolamo Zampieri, Roma, L’«Erma» di Bretschneider, 2012, pp. 205-221; Fabio Zampieri, Campolongo Emilio, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University Press, Padova 2015, p. 79.