DECIANI TIBERIO

biografia

Tiberio Deciani, il maggiore giurista italiano del XVI secolo, nacque a Udine il 3 agosto 1509 da Giovanni Francesco, dottore in Diritto (laureatosi a Padova), e da Franceschina Masero (Spagnesi 1987; Cavina 2004; Casella 2009; Pifferi 2013; Passarella 2015). Studiò nella città natale sotto Giambattista Privitelli, Girolamo e Gregorio Amaseo, e creò dei legami con numerose personalità della cultura, come il filologo Francesco Robortello, poi professore a Padova rappresentato dal monumento nel chiostro del Noviziato al Santo. Nel 1523 si trasferì a Padova per studiare sotto illustri giuristi come Marco Mantova Benavides, dottorandosi in utroque iure (Diritto civile e canonico) nel 1529. Nel 1530 tornò a Udine, dove sposò Maddalena Antonini, dedicandosi all’attività politica e diplomatica, per esempio rappresentando la città nella cerimonia per l’omaggio all’imperatore Carlo V (1532). Si spostò nel 1544 a Venezia collaborando con i podestà che governavano le città della Terraferma: fu assessore a Vicenza (1546) per Lorenzo Venier, a Padova (1548) per Bernardo Navagero e a Verona (1550) per Francesco Venier (più tardi eletto doge). Iniziò a insegnare all’Università di Padova nel 1549, occupando la cattedra di Diritto criminale, e poi dal 1552 Diritto civile in secundo loco, ottenendo la cattedra in primo loco nel 1570 quando il collega Marco Mantova Benavides passò alla cattedra di Diritto canonico. Curò l’edizione a stampa degli Statuti dell’Università dei Giuristi (Statuta spectabilis et almae Universitatis iuristarum Patavini Gymnasii), editi nel 1550 a Venezia presso il tipografo Giovanni Padovano, per conto dell’editore Girolamo Giberti, zio dello scultore Tiziano Minio (Pietrobelli 2018-2022). Tra le opere pubblicate di Deciani bisogna ricordare i tre volumi di Responsa, editi quando aveva settant’anni (1579), ai quali furono aggiunti altri due volumi dal figlio Nicolò nel 1594, che riuniscono in tutto quattrocentosettantasette pareri giuridici (per alcuni disegni di Joos van Winghe per l’edizione di Francoforte del 1589: Jacoby 2020). Negli ultimi anni di vita si sposò una seconda volta con la padovana Caterina Ariani, vedova Leonessa. Tiberio morì a Padova il 7 febbraio 1582 e fu sepolto nella basilica di Santa Maria del Carmine. Venne pubblicato postumo, a cura del figlio Nicolò, il Tractatus criminalis (1590), suddiviso in nove libri, considerato uno dei maggiori testi di scienza del Diritto penale del XVI secolo. Il testamento del Deciani (1° settembre 1579), pubblicato da Caterina Furlan per cura di Liliana Cargnelutti, permette di gettare luce sulla collezione del giurista, caratterizzata per lo più da monete e medaglie (tra cui una di Giovanni da Cavino), ma anche dipinti e, forse, disegni (Furlan 2007).

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Presbiterio, sopra l’ingresso al chiostro

matriali e tecniche

Pietra di Vicenza (struttura architettonica), pietra Gallina (statue e busto)

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Quello di Tiberio Deciani è l’unico monumento funerario architettonico della chiesa di Santa Maria del Carmine (Gasparotto 1955). Esso mantiene inalterato il suo aspetto cinquecentesco, a esclusione di alcune modifiche compiute poco dopo il 1787, attestate dall’abate Gennari: «il monumento di Tiberio Deciano Giureconsulto coll’aggiunta de pilastri scanelati fu ristorato» (Gennari, ms. fine del XVIII sec.). Il monumento e le sue epigrafi sono stati citati numerose volte soprattutto tra XVII e XVIII secolo (solo per elencare alcune fonti: Tomasini 1630; Ghillini 1647; Degli Olivi 1660; Capodagli 1665; Salomonio 1701; Liruti 1780). L’attribuzione a Segala spetta a Giuseppe Fiocco (1934), che ha sciolto le lettere incise sul basamento del busto del defunto: “F(ranciscus) S(egala) F(ecit)”, comprovata ulteriormente dalle acquisizioni documentarie di Luisa Pietrogrande (1961). Gli studi più recenti e completi spettano a Siracusano (2010-2013; 2015), ai quali si rimanda per ulteriore bibliografia. Lo studioso ha chiarito il significato delle due sculture che fiancheggiano l’iscrizione centrale (a sinistra, con la cornucopia e la bilancia, perduta, è l’Equità; a destra, con una tartaruga sotto al piede, è forse la Virtù), e ha precisato la cronologia del busto al 1578-1579, poiché l’effigiato indossa una collana che allude al cavalierato (Deciani ottenne quello di San Giorgio il 27 settembre 1578 e quello di San Marco il 21 ottobre dello stesso anno) e poiché l’opera è da identificare nel busto marmoreo di Tiberio che è citato come già eseguito nel testamento del 1579. Un documento, segnalato da Pietrogrande, permette di capire che nel 1583 il monumento era in fase di costruzione, ma non era ancora concluso (Pietrogrande 1961); nella carta, infatti, il figlio di Tiberio, Nicolò, chiede che i lavori all’interno della chiesa non causino problemi all’erigendo sepolcro del padre (Padova, Archivio di Stato, Corporazioni soppresse, Santa Maria dei Carmini, b. 94, cc. 106-107). La magniloquenza del complesso, la bicromia materica e la presenza di statue a tutto tondo sono memori del precedente monumento di Marco Mantova Benavides, maestro e collega di Deciani, realizzato da Bartolomeo Ammannati.

bibliografia

Iacobi Philippi Thomasini Illustrium virorum elogia iconibus exornata, apud Donatum Pasquardum & Socium, Patavii 1630, pp. 76-78; Girolamo Ghillini, Teatro d’huomini letterati, per li Guerigli, in Venetia 1647, p. 214; Giovanni Francesco Palladio degli Olivi, Historie della provincia del Friuli, parte seconda, appresso Nicolò Schiratti, in Udine 1660, p. 209; Giovanni Giuseppe Capodagli, Udine illustrata, appresso Nicolò Schiratti, in Udine 1665, pp. 637-639; Jacobi Salomoni Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, sumptibus Jo. Baptistae Caesari Typogr. Pat., Patavii 1701, p. 159 n. 18; Gian Giuseppe Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da’ letterati del Friuli, tomo terzo, per i Fratelli Gallici alla Fontana, in Udine 1789, pp. 388-389; Giuseppe Gennari, Descrizione di alcune Chiese di Padova dell’Ab. D.r Giuseppe Gennari, manoscritto, testo della fine del XVIII copiato dall’originale il 27 marzo 1817, Padova, Biblioteca Civica, BP 4263, c. 109r; Giuseppe Fiocco, Francesco Segala ritrattista, «L’Arte. Rivista bimestrale di storia dell’arte medievale e moderna», XXXVII (1934), 1, pp. 58-65; Cesira Gasparotto, S. Maria del Carmine di Padova, Tipografia Antoniana, Padova 1955, pp. 210-212; Luisa Pietrogrande, Francesco Segala III, «Padova e il suo territorio», L (1961), 1, pp. 29-58: 29-32; Enrico Spagnesi, Deciani, Tiberio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 33, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1987, pp. 538-542; Marco Cavina (a cura di), Tiberio Deciani (1509-1582): alle origini del pensiero giuridico moderno, Forum, Udine 2004; Caterina Furlan, Per Tiberio Deciani collezionista, in Da Vasari a Cavalcaselle. Storiografia artistica e collezionismo in Friuli dal Cinquecento al primo Novecento, Forum, Udine 2007, pp. 25-52; Laura Casella, Deciani Tiberio, in Nuovo Liruti. Dizionario Biografico dei Friulani. 2. L’età moderna, a cura di Cesare Scalon, Claudio Griggio, Ugo Rozzo, Forum, Udine 2009, pp. 923-931; Luca Siracusano, Scultura a Padova: 1540-1620 circa. Monumenti e ritratti, tesi di Dottorato, Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Scuola di Dottorato in Studi Umanistici, tutor A. Bacchi, XXVI ciclo (2010-2013), pp. 411-418 cat. 8.23 e passim; Michele Pifferi, Deciani, Tiberio, in Dizionario Biografico dei Giuristi Italiani, 2 voll., Il Mulino, Bologna 2013, I, pp. 726-728; Claudia Passarella, Deciani Tiberio, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero del Negro, Padova University Press, Padova 2015, pp. 126-127; Luca Siracusano, Per Francesco Segala “padovano scultore et architettore”, «Arte Veneta», 72 (2015), pp. 76-105; Joachim Jacoby, Supplement to Joos van Winghe: a Drawing in Copenhagen, «Master Drawings», LVIII (2020), 4, pp. 435-440; Giulio Pietrobelli, Tiziano Minio, «homo ingeniosus, caelator eximius, sculptorque & fusor celeberrimus», tesi di Dottorato, Università degli Studi di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali, tutor Alessandra Pattanaro, XXXIV ciclo (2018-2022), pp. 45-46.

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