cronologia
tipologia tomba
ubicazione
posizione nell'edificio
Chiostro del Noviziato, lato nord.
provenienza
Padova, chiesa di San Giovanni di Verdara, prima campata, pilastro di sinistra.
autori
matriali e tecniche
Pietra di Nanto.
stato di conservazione
note storico-critiche
Il monumento Bonamico, commissionato da Caterina Tamagnini adornava la prima campata della chiesa di San Giovanni di Verdara e venne da lì prelevato nella seconda metà dell’Ottocento per essere posto nel chiostro del Noviziato, mutilo però del busto in bronzo del professore e della lastra terragna che lo accompagnava. La scultura ritratto già prima del 1795 (Brandolese 1795), era stata sostituita con una copia in pietra, tutt’oggi visibile, realizzata dallo scultore Felice Chiereghin (Siracusano 2013). La fusione realizzata da Danese Cattaneo entrò infatti nella collezione dell’abate Giambattista Roberti nel momento in cui l’edificio sacro veniva chiuso e l’ordine lateranense che deteneva l’edificio, soppresso. Dal 1841 il ritratto di Lazzaro Bonamico è ospitato al Museo Civico di Bassano, lì pervenuto grazie alla donazione effettuata dal nipote di Roberti (Siracusano 2021). Percorso differente quella della struttura architettonica e della copia: solo nel marzo del 1871, come conseguenze dei molti appelli lanciati dai conservatori e da personalità della cultura padovana, non ultimo il direttore del Museo Civico Andrea Gloria, vennero prelevate assieme alle memorie del Riccio, di Modesto Polenton, Giovanni Calfurnio e Giovanni Antonio de Rossi, dall’antica chiesa di San Giovanni con «nuova lamentevole destinazione» di caserma, e ricollocate nel chiostro della basilica di Sant’Antonio (Luisetto 1988). Questo monumento, completamente progettato da Danese Cattaneo in forme del tutto simili a quelle per il cenotafio Bembo all’interno del Santo, venne terminato entro il 1554, anno in cui il copro di Bonamico ricevette la definitiva collocazione nella chiesa di San Giovanni di Verdara. Nelle speranze di Caterina Tamagnini, il marito sarebbe dovuto essere ricordato nella basilica antoniana e infatti il progetto escogitato dall’amico ed esecutore testamentario Alessandro Maggi prevedeva una vicinanza fisica, una specularità tra il sepolcro Bonamico e la memoria a Bembo. Due architetture del tutto simili dai quali si sarebbero affacciati i mezzibusti dei grandi letterari, massimi oratori l’uno nella lingua volgare l’altro nelle lingue classiche, in un dialogo e in una corrispondenza superiore alla morte stessa; per ragioni riconducibili all’erezione del monumento ad Alessandro Contarini commissionato dal fratello Pandolfo, l’istituto dell’Arca non acconsentì a tale richiesta e il progettò migrò verso Verdara. Con il ritrovamento del testamento di Caterina Tamagnini datato 12 aprile 1570 (Siracusano 2013), è stato possibile scoprire che nella sepoltura terragna trovò posto anche la vedova Bonamico. L’ispezione dei chiostri e la campagna di restauro dei sepolcri e memorie iniziata nel 2003 ha toccato anche quest’opera che ha potuto così godere delle rimozioni degli accumuli di particolato atmosferico (Spiazzi, Fassina 2009).
bibliografia
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