BONAMICO LAZZARO

biografia

L’utriusque lingue professor Lazzaro Bonamico nacque nel 1477 a Bassano del Grappa da Amico e Dorotea; suoi fratelli furono Bartolomeo che intraprese la carriera notarile ed Elisabetta. Seppur rarissime le sue composizioni e pubblicazioni, Lazzaro fu insigne umanista, precettore di giovani facoltosi, consigliere e ricercatore di testi per conto di quel geniale stampatore di nome Aldo Manuzio, professore di gran fama nell’Università padovana, ma anche scaltro uomo d’affari, possidente e accanito giocatore d’azzardo (Avesani 1969; Piovan 1988). Formatosi tra il Quattrocento e il Cinquecento, apprese i primi rudimenti delle lingue classiche nella città natale mentre nel 1499 si iscrisse all’università di Padova diventando discepolo di professori come Pietro Pomponazzi, con cui intrecciò un duraturo rapporto di amicizia e collaborazione, Calfurnio maestro per la lingua latina seguito poi dal Regio, Nicolò Leonico Tomeo, con cui apprese la lingua greca e del quale compose l’orazione funebre, e infine Marco Musuro. Non vi è certezza del conseguimento della laurea, ma nel 1503 è attestato come insegnante di grammatica a Bassano, successivamente -nel 1509- come precettore a Venezia , poi a Mantova, Ferrara, Bologna, Genova, Roma. Proprio dall’Urbe partì prima del Sacco del maggio 1527 e di questa sua fortuna rimane traccia in una lettera datata 11 settembre, siglata dal pugno dell’umanista Celio Calcagnini. Dopo aver insegnato lingua latina e greca, tra gli altri, ai rampolli Gonzaga ed Este, nel 1530 iniziò la carriera nello Studio di Padova con lo stipendio di 300 ducati annui. Tanto venne corteggiato dall’Università di Bologna, di Pisa, dai regnanti europei e dal pontefice stesso, quanto accresciuto nella paga dalla Repubblica di San Marco che quindi ne scongiurò sempre la partenza. Nel 1531 acquistò casa nella contrada Brondolo dal poeta e novelliere Giovanni Brevio facendosi inoltre sempre più attivo negli investimenti economici (Piovan 1988). Nonostante la notevole età di sessantaquattro anni, nel 1542, o seguente, decise di sposare la giovanissima veneziana Caterina Tamagnini con la quale ebbe una figlia di nome Lucrezia. Continuarono intanto i suoi impegni istituzionali e alla data 1547, ricevette l’incarico di ideare l’iscrizione per l’erigendo monumento di Tito Livio all’interno del Salone di Padova (Portenari 1623), poi incisa sul cartiglio bronzeo lavorato da Agostino Zoppo. Morì il 10 febbraio 1552 assistito dall’amico Bernardino Scardeone. Venne tumulato al Santo prima di essere finalmente deposto nel sepolcro di San Giovanni di Verdara; il monumento a lui dedicato influenzò la scultura padovana per oltre mezzo secolo (Siracusano 2013). Lasciò ogni ricchezza alla moglie e alla figlia, mentre tra gli esecutori testamentari figurarono  intellettuali e artisti come Alessandro Maggi, Girolamo Negri e Giovanni da Cavino. Successore in cattedra fu Francesco Robortello.

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tipologia tomba

posizione nell'edificio

Chiostro del Noviziato, lato nord.

provenienza

Padova, chiesa di San Giovanni di Verdara, prima campata, pilastro di sinistra.

matriali e tecniche

Pietra di Nanto.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Il monumento Bonamico, commissionato da Caterina Tamagnini adornava la prima campata della chiesa di San Giovanni di Verdara e venne da lì prelevato nella seconda metà dell’Ottocento per essere posto nel chiostro del Noviziato, mutilo però del busto in bronzo del professore e della lastra terragna che lo accompagnava. La scultura ritratto già prima del 1795 (Brandolese 1795), era stata sostituita con una copia in pietra, tutt’oggi visibile, realizzata dallo scultore Felice Chiereghin (Siracusano 2013). La fusione realizzata da Danese Cattaneo entrò infatti nella collezione dell’abate Giambattista Roberti nel momento in cui l’edificio sacro veniva chiuso e l’ordine lateranense che deteneva l’edificio, soppresso. Dal 1841 il ritratto di Lazzaro Bonamico è ospitato al Museo Civico di Bassano, lì pervenuto grazie alla donazione effettuata dal nipote di Roberti (Siracusano 2021). Percorso differente quella della struttura architettonica e della copia: solo nel marzo del 1871, come conseguenze dei molti appelli lanciati dai conservatori e da personalità della cultura padovana, non ultimo il direttore del Museo Civico Andrea Gloria, vennero prelevate assieme alle memorie del Riccio, di Modesto Polenton, Giovanni Calfurnio e Giovanni Antonio de Rossi, dall’antica chiesa di San Giovanni con «nuova lamentevole destinazione» di caserma, e ricollocate nel chiostro della basilica di Sant’Antonio (Luisetto 1988). Questo monumento, completamente progettato da Danese Cattaneo in forme del tutto simili a quelle per il cenotafio Bembo all’interno del Santo, venne terminato entro il 1554, anno in cui il copro di Bonamico ricevette la definitiva collocazione nella chiesa di San Giovanni di Verdara. Nelle speranze di Caterina Tamagnini, il marito sarebbe dovuto essere ricordato nella basilica antoniana e infatti il progetto escogitato dall’amico ed esecutore testamentario Alessandro Maggi prevedeva una vicinanza fisica, una specularità tra il sepolcro Bonamico e la memoria a Bembo. Due architetture del tutto simili dai quali si sarebbero affacciati i mezzibusti dei grandi letterari, massimi oratori l’uno nella lingua volgare l’altro nelle lingue classiche, in un dialogo e in una corrispondenza superiore alla morte stessa; per ragioni riconducibili all’erezione del monumento ad Alessandro Contarini commissionato dal fratello Pandolfo, l’istituto dell’Arca non acconsentì a tale richiesta e il progettò migrò verso Verdara. Con il ritrovamento del testamento di Caterina Tamagnini datato 12 aprile 1570 (Siracusano 2013), è stato possibile scoprire che nella sepoltura terragna trovò posto anche la vedova  Bonamico. L’ispezione dei chiostri e la campagna di restauro dei sepolcri e memorie iniziata nel 2003 ha toccato anche quest’opera che ha potuto così godere delle rimozioni degli accumuli di particolato atmosferico (Spiazzi, Fassina 2009).

bibliografia

Rino Avesani, Bonamico Lazzaro, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1969, vol. 11 pp. 533- 540; Giovanni Maria Luisetto a cura di, Archivio Sartori: documenti di storia e arte francescana, Voll. IV, Biblioteca Antoniana-Basilica del Santo, Padova 1988, vol. III/2,pp. 1547-1548; Francesco Piovan, Per la biografia di Lazzaro Bonamico, ricerche sul periodo dell’insegnamento padovano (1530- 1552), Edizioni Lint, Trieste 1988; Jill Emilee Carrington, Sculpted tombs of the professors of the University of Padua c. 1353 c. 1557, Art dissertation, Syracuse University 1996, pp. 246-252; Emilio Russo, Nicolò Leonico Tomeo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 2005, vol. 64, 617-620;  Vasco Fassina, Anna Maria Spiazzi a cura di, I monumenti funerari nei chiostri della Basilica antoniana in Padova. Indagini e ricerche per la conservazione, Il Prato, Padova 2009, p. 23 ;Luca Siracusano, Scultura a Padova 1540- 1620 circa, Monumenti e ritratti, XXVI ciclo della scuola di dottorato in Studi umanistici dell’Università degli studi di Trento, supervisore Professore Andrea Bacchi, Trento 2013, pp. 40-49, 106-107, 334-342; Tatiana Bovo, Giovanni Cotunnio e gli intellettuali greci a Padova nel XVII secolo: dalla matrice accademica alla prospettiva panellenica, XXVI ciclo della scuola di dottorato in Lingue, Culture e Società moderne dell’Università Cà Foscari, supervisore Professoressa Caterina Carpinato, Venezia 2015, pp. 42-43; Francesco Piovan, Bonamico Lazzaro, in  Clariores dizionario biografico degli studenti e dei docenti dell’università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University press, Crocetta del Montello 2015, p. 64; Luca Siracusano, Patria dalla quale sono usciti tanti scultori eccellentissimi. Dopo Donatello fino alla fine del Cinquecento in La pontificia basilica di sant’Antonio in Padova, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri, L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, pp. 1071-1153: pp. 1113-1119.

autore scheda

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