cronologia
tipologia tomba
ubicazione
posizione nell'edificio
Navata, parete nord.
autori
matriali e tecniche
Pietra di Vicenza, pietra Gallina, stucco.
stato di conservazione
note storico-critiche
Il complesso lapideo con le sue dimensioni colossali e con la presenza di numerose statue a tutto tondo intendeva glorificare la figura del committente. Infatti, l’insieme delle sculture allegoriche forma un vero e proprio percorso simbolico ascensionale che dalla fatica dello studio permette di raggiungere la gloria e l’immortalità (per il sepolcro si vedano almeno Kinney 1976; Cherubini 2005 e soprattutto Siracusano 2010-2013). Partendo dal basso si incontra il basamento con l’iscrizione retta da due Geni, poi il sarcofago affiancato dalle statue sedute della Fatica e della Sapienza, nel registro superiore Marco Mantova Benavides intento nella lettura (il libro è perduto) tra le figure stanti dell’Onore e della Fama, infine, due figure maschili che hanno perso il loro attributo e, al culmine, l’Eternità. Come ha già argomentato la critica, il monumento esprime al meglio il linguaggio di Ammannati alla metà del quinto decennio del XVI secolo, quando le influenze michelangiolesche sono mitigate e ingentilite dall’incontro con le opere di Parmigianino, Salviati e di Sansovino. Di Ammannati esiste ancora il modello in stuccoforte della Sapienza, conservato prima nella collezione Mantova Benavides, poi in quella del professore Antonio Vallisneri e, infine, confluita al Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte del Liviano (L. Attardi, in La bellissima maniera 1999; L. Siracusano, in Pietro Bembo 2013; R. Battaglia, in Il giovane Tintoretto 2018). A causa del bombardamento alleato dell’11 marzo 1944 il monumento fu danneggiato, tanto che alcune statue vennero frantumate mentre altre caddero a terra. Durante il restauro postbellico diretto da Ferdinando Forlati, si spostò il monumento di pochi metri in modo da riaprire le finestre della navata tamponate (Forlati 1948); in quell’occasione si trovò sul muro retrostante una Crocifissione trecentesca e dei rilievi con figure di santi della bottega di Andriolo de Santi, reimpiegati nel complesso rinascimentale, oggi conservati in parte del deposito della Soprintendenza di Padova (Pietrobelli 2020; Pietrobelli 2021).
bibliografia
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