MANTOVA BENAVIDES MARCO

biografia

Marco Mantova Benavides nacque a Padova il 25 novembre 1489 dal medico Giovan Pietro e da Lucrezia (Tomasi, Zendri 2007; Perozzo 2015). Si dottorò in Diritto civile l’11 febbraio 1511 e in Diritto canonico il 5 settembre 1524. Iniziò a insegnare nel 1515 alla cattedra di Istituzioni, per poi passare nel 1518 a quella di Diritto civile in tertio loco, alla seconda cattedra di Diritto canonico nel 1523 e quella di Diritto civile in secundo loco, che tenne dal 1531 al 1559, insegnando per quasi sessant’anni. Il Benavides fu un poligrafo, in latino e in volgare, dedicandosi a numerosi studi di carattere giuridico di stampo umanistico, ma anche di novellistica (Della ingratitudine; Della avarizia de’ principi moderni, Della eloquenza, edite alla fine degli anni Venti), di letteratura (Discorso sopra i Dialoghi di m. Sperone Speroni, 1561), di storia antica (Ephemerologium, 1579; Anabiosis sepultae antiquitatis, 1582), di critica letteraria (Annotazioni brevissime sovra le rime di m. Francesco Petrarca, 1566) e di argomento vario, come i geroglifici (Zographia, sive Hieroglyphica, 1566) e il combattimento (Dialogo brieve et distinto, nel quale si ragiona del duello, 1561). Ottenne numerose onorificenze, come i titoli di cavaliere e di conte palatino, da parte di Carlo V (1545), di Ferdinando I (1561) e del papa Pio IV (1564), che gli era stato allievo. A Padova fece parte dell’Accademia degli Infiammati (Vianello 1988) e dell’Accademia degli Elevati. Egli fece decorare intorno al 1541 la propria abitazione da artisti locali (Domenico Campagnola, Gualtiero dall’Arzere) e da ‘foresti’ come Giuseppe Porta Salviati, Lambert Sustris e il giovane Jacopo Tintoretto (per Tintoretto: Romani 2018), nonché dall’artista prediletto, Bartolomeo Ammannati. Delle decorazioni della casa, posta in contrada Porciglia, sul retro dell’abside degli Eremitani, rimangono il colossale Ercole e l’Arco di trionfo (entrambi dell’Ammannati) nel cortile, mentre degli affreschi interni restano solo dei lacerti conservati ai Musei Civici (E. Saccomani, in Da Bellini a Tintoretto 1991). Tra le collezioni di arte e antichità della Padova rinascimentale (Favaretto 1990), spicca proprio quella di Marco Mantova Benavides perché ancora conservata (Favaretto 1984; Favaretto, Menegazzi 2013) e perché molti pezzi sono riconoscibili nell’inventario seicentesco steso dal nipote Andrea Mantova Benavides (Favaretto 1978). Se alcune delle teste in stuccoforte sono state ricondotte alla mano dello scultore Agostino Zoppo (Siracusano 2017 [2018]), nella raccolta si trovavano disegni di Domenico Campagnola (Puppi 1974; Santagiustina Poniz 1980), il Pastore dormiente di Tiziano Minio, oggi alla Ca’ d’Oro a Venezia (in corso di studio da parte dello scrivente), e dipinti prestigiosi come il San Girolamo di Raffaello e il Ritratto di Marco Mantova Benavides di Tiziano (Dal Pozzolo 2015). La sezione dei ritratti di giuristi fu alla base delle incisioni del volume Illustrium iureconsultorum imagines (1566). All’età di ottantanove anni il Senato Vento lo nominò docente sopraordinario di Diritto canonico, in questo modo poteva insegnare a proprio piacimento con una pensione di quattrocento fiorini. Morì il 2 aprile 1582.

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Navata, parete nord.

matriali e tecniche

Pietra di Vicenza, pietra Gallina, stucco.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Il complesso lapideo con le sue dimensioni colossali e con la presenza di numerose statue a tutto tondo intendeva glorificare la figura del committente. Infatti, l’insieme delle sculture allegoriche forma un vero e proprio percorso simbolico ascensionale che dalla fatica dello studio permette di raggiungere la gloria e l’immortalità (per il sepolcro si vedano almeno Kinney 1976; Cherubini 2005 e soprattutto Siracusano 2010-2013). Partendo dal basso si incontra il basamento con l’iscrizione retta da due Geni, poi il sarcofago affiancato dalle statue sedute della Fatica e della Sapienza, nel registro superiore Marco Mantova Benavides intento nella lettura (il libro è perduto) tra le figure stanti dell’Onore e della Fama, infine, due figure maschili che hanno perso il loro attributo e, al culmine, l’Eternità. Come ha già argomentato la critica, il monumento esprime al meglio il linguaggio di Ammannati alla metà del quinto decennio del XVI secolo, quando le influenze michelangiolesche sono mitigate e ingentilite dall’incontro con le opere di Parmigianino, Salviati e di Sansovino. Di Ammannati esiste ancora il modello in stuccoforte della Sapienza, conservato prima nella collezione Mantova Benavides, poi in quella del professore Antonio Vallisneri e, infine, confluita al Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte del Liviano (L. Attardi, in La bellissima maniera 1999; L. Siracusano, in Pietro Bembo 2013; R. Battaglia, in Il giovane Tintoretto 2018). A causa del bombardamento alleato dell’11 marzo 1944 il monumento fu danneggiato, tanto che alcune statue vennero frantumate mentre altre caddero a terra. Durante il restauro postbellico diretto da Ferdinando Forlati, si spostò il monumento di pochi metri in modo da riaprire le finestre della navata tamponate (Forlati 1948); in quell’occasione si trovò sul muro retrostante una Crocifissione trecentesca e dei rilievi con figure di santi della bottega di Andriolo de Santi, reimpiegati nel complesso rinascimentale, oggi conservati in parte del deposito della Soprintendenza di Padova (Pietrobelli 2020; Pietrobelli 2021).

bibliografia

Pietro Aretino, Lettere sull’arte (1526-1555), commentate da Fidenzio Pertile e rivedute da Carlo Cordie, a cura di Ettore Camesasca, 3 voll., Edizioni del Milione, Milano 1957-1960: II, pp. 63-64, 157-158; Bartolomeo Ammannati architetto, a cura di Mazzino Fossi, Morano, [s. l.] 1970, pp. 343-345; Bernardino Scardeone, De antiquitate urbis Patavii, apud Nicolaum Episcopium iuniorem, Basileae 1560, pp. 197-198; Marco Mantova Benavides, Di lettere famigliari diverse a diversi parimenti scritte, per Lorenzo Pasquati, in Padoa 1578, cc. 17v-18r; Raffaello Borghini, Il riposo di Raffaello Borghini in cui della pittura, e della scultura si favella […], appresso Giorgio Marescotti, in Fiorenza 1584, p. 591; Angelo Portenari, Della felicita di Padova, per Pietro Paolo Tozzi, Padova 1623, pp. 449-450; Jacopo Salomonio, Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, sumptibus Jo. Baptistae Caesari Typogr. Pat., Patavii 1701, pp. 229-230; Giovambattista Rossetti, Descrizione delle pitture, sculture ed architetture di Padova con alcune curiose osservazioni intorno ad esse, ed altre curiose notizie, nella Stamperia del Seminario, in Padova 1780, pp. 160-161; Pietro Brandolese, Pitture, sculture, architetture ed altre cose notabili di Padova con alcune brevi notizie intorno gli artefici mentovati nell’opera, a spese di Pietro Brandolese, in Padova 1795, pp. 219-220; Giannantonio Moschini, Guida per la città di Padova all’amico delle belle arti, a spese de’ Fratelli Gamba, Venezia 1817, p. 99; Leopoldo Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova […], edizione seconda, 7 voll., per i Frat. Giachetti, Prato 1823-18242: V, pp. 243-24; Giuseppe Vedova, Biografia degli scrittori padovani, 2 voll., coi Tipi della Minerva, Padova 1832-1836: I, pp. 570-571; Pietro Selvatico, Guida di Padova e dei suoi principali contorni, Tipografia e Libreria editrice F. Sacchetto, Padova 1869, pp. 149-150; Leo Planiscig, Venezianische Bildhauer der Renaissance, Schroll & Co., Wien 1921, p. 435; Adolfo Venturi, Storia dell’arte italiana. X. La scultura del Cinquecento, 3 voll., U. Hoepli, Milano 1935-1937: II, pp. 366-371; Ferdinando Forlati, Restauro della chiesa degli Eremitani a Padova, «Bollettino d’Arte», XXIII (1948), 1, pp. 80-84: 83; Lionello Puppi, Campagnola, Domenico, in Dizionario Biografico degli Italiani, 17, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1974, pp. 312-317: 315; Peter Kinney, The Early Sculpture of Bartolomeo Ammanati, Garland Pub, London-New York 1976; Irene Favaretto, Andrea Mantova Benavides. Inventario delle antichità di Casa Mantova Benavides 1695, Società Cooperativa Tipografica, Padova 1978 (estratto dal «Bollettino del Museo Civico di Padova», LXI [1972], 1-2); Anna Santagiustina Poniz, Notizie su alcuni disegni di Domenico Campagnola della collezione Mantova Benavides, «Arte Veneta», 34 (1980), pp. 147-150; Irene Favaretto (a cura di), Marco Mantova Benavides. Il suo museo e la cultura padovana del Cinquecento, atti della giornata di studio (12 novembre 1983), Accademia Patavina di Scienze Lettere ed Arti, Padova 1984; Valerio Vianello, Il letterato, l’accademia, il libro. Contributi sulla cultura veneta del Cinquecento, Editrice Antenore, Padova 1988; Irene Favaretto, Arte antica e cultura antiquaria nelle collezioni venete al tempo della Serenissima, L’Erma di Bretschneider, Roma 1990; Da Bellini a Tintoretto. Dipinti dei Musei civici di Padova dalla metà del Quattrocento ai primi del Seicento, catalogo della mostra (Padova, Musei Civici agli Eremitani), a cura di Alessandro Ballarin e Davide Banzato, Leonardo-De Luca, Roma 1991, pp. 170-172 catt. 87-92 (schede di Elisabetta Saccomani); “La bellissima maniera”. Alessandro Vittoria e la scultura veneta del Cinquecento, catalogo della mostra (Trento, Castello del Buonconsiglio, 25 giugno – 26 settembre 1999), a cura di Andrea Bacchi, Lia Camerlengo, Manfred Leithe Jasper, Provincia Autonoma di Trento, Trento 1999, pp. 224-225 cat. 14 (scheda di Luisa Attardi); Alessandro Cherubini, Bartolomeo Ammannati “ad hominum utilitatem”, «Artista», 17 (2005), pp. 100-185; Franco Tomasi, Christian Zendri, Mantova Benavides, Marco, in Dizionario Biografico degli Italiani, 69, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2007, pp. 214-220; Luca Siracusano, Scultura a Padova: 1540-1620 circa. Monumenti e ritratti, tesi di Dottorato, Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Scuola di Dottorato in Studi Umanistici, tutor A. Bacchi, XXVI ciclo (2010-2013), pp. 307-319 cat. 8.4; Irene Favaretto e Alessandra Menegazzi (a cura di), Un museo di antichità nella Padova del Cinquecento. La raccolta di Marco Mantova Benavides all’Università di Padova – Museo di Scienze archeologiche e d’arte, L’Erma di Bretschneider, Roma 2013; Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento, catalogo della mostra (Padova, Palazzo del monte di Pietà, 2 febbraio – 19 maggio 2013), a cura di Guido Beltramini, Davide Gasparotto, Adolfo Tura, Marsilio, Venezia 2013, p. 362 fig. 6.10, p. 375 cat. 6.10 (scheda di Luca Siracusano); Enrico Maria Dal Pozzolo, Marco Mantova Benavides, Tiziano e un ritratto a Konopište, «Paragone», LXVI (2015), 123-124 (787-789), pp. 76-84, tavv. 68-75; Valentina Perozzo, Mantova Benavides Marco Antonio, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero del Negro, Padova University Press, Padova 2015, p. 212; Luca Siracusano, Agostino Zoppo, prefazione di Andrea Bacchi, Temi, Trento 2017 (stampa 2018); Vittoria Romani, Osservazioni sul percorso del giovane Tintoretto, in Il giovane Tintoretto, catalogo della mostra (Venezia, Gallerie dell’Accademia, 7 settembre 2018 – 6 gennaio 2019), a cura di Roberta Battaglia, Paola Marini, Vittoria Romani, Marsilio, Venezia 2018, pp. 58-79, pp. 68, 79 nota 43; Il giovane Tintoretto, catalogo della mostra (Venezia, Gallerie dell’Accademia, 7 settembre 2018 – 6 gennaio 2019), a cura di Roberta Battaglia, Paola Marini, Vittoria Romani, Marsilio, Venezia 2018, pp. 144-145 cat. 19 (scheda di Roberta Battaglia); Giulio Pietrobelli, Ricostruzioni, Ferdinando Forlati a Padova, Padova e il suo territorio, Padova 2020, pp. 11, 32, 44-45, 82 fig. 37, 94 figg. 63-65 e fig. di copertina; Giulio Pietrobelli, Фотография и Вторая мировая война: случай Падуи [La fotografia e la Seconda guerra mondiale: il caso di Padova], in «фотография изображение Документ [Fotografia Immagine Documento]», 10, 2021, pp. 31-37.

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