BIANCO MARCANTONIO

biografia

Figlio di Prospero calegaro ovvero calzolaio, nacque a Padova nel 1498 e studiò nell’ateneo cittadino conseguendo la laurea in diritto civile. Si addottorò anche in diritto canonico, ma non essendo di nobile estrazione subì fin da subito l’ostracismo dei colleghi; nel Diario di Giovanni Antonio da Corte, mansionario della Cattedrale presente il giorno della proclamazione, i blasonati vengono definiti come «quelli ignoranti cytadini» meno valenti del giovane studente (Piovan 1997). Proprio a causa della sua nascita gli si impedì l’iscrizione al Collegio dei giuristi per sei anni dopo il conseguimento del titolo e, come evidenziano le ricerche di Piovan, poté immatricolarsi solo per “merito” della peste che falcidiò, tra il 1527 e 1529, le file di quell’oligarchia laureata. Fu «avvocato eccellentissimo» (Potrenari 1623) nel foro, procuratore di illustri personaggi (Piovan 1988) e professore dal 1525. Il primo impegno nello Studio padovano fu alla cattedra in terzo luogo, cioè di letture minori, poi mutata in quella del secondo luogo del diritto canonico nel 1532. Passò quindi al diritto penale, e terminò la carriera raggiungendo nel 1542 lo scranno del criminale su cui ebbe modo di pubblicare diversi testi (Vedova 1832). Da un atto notarile datata 16 maggio 1542 in cui figura assieme al celebre artista Domenico Campagnola e all’umanista e professore Lazzaro Bonamico, si apprende che abitò nel quartiere di Bolzonella (Piovan 1988). Morì appena cinquantenne l’8 ottobre 1548.

 

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Chiostro del Noviziato, lato nord, a parete.

provenienza

Padova, basilica di Sant’Antonio, chiostro del Capitolo.

matriali e tecniche

Marmo scolpito e inciso.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

L’opera presenta una semplice iscrizione accompagnata, nella parte mediana, da un cartouche con aquila dalle ali spiegate. Negli anni cinquanta dell’Ottocento (Gonzati 1853) la tomba era ancora collocata nel chiostro del Capitolo, mentre oggi si trova in quello del Noviziato ed è una delle poche superstiti tra quelle descritte dal Salomonio (Salomoni 1701) e Bigoni (Bigoni 1816).

bibliografia

Angelo Portenari, Della felicità di Padova, Pietro Paolo Tozzi, Padova 1623, p. 244; Jacobi Salomoni Urbis Patavinae inscriptiones sacrae, et prophanae, Johannes Baptista Caesari, Padova 1701, p. 402; Angelo Bigoni, Il Forestiere istruito delle meraviglie e delle cose più bella che si ammirano internamente ed esternamente nella basilica del gran Taumaturgo S. Antonio di Padova, Stamperia del Seminario, Padova 1816, p. 135; Giuseppe Vedova, Biografia degli scrittori padovani, Voll. II, Tipi della Minerva, Padova 1832, vol. I, p. 110; Bernardo Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova descritta ed illustrata, Voll. II , Coi tipi di Antonio Bianchi, Padova 1852-1853, vol. II, p. 176; Francesco Piovan, Per la biografia di Lazzaro Bonamico, Edizioni Lint, Trieste 1988, p. 23, 40; Francesco Piovan, Lauree edite e inedite in un diario padovano della prima metà del Cinquecento, in Quaderni per la storia dell’università di Padova, 30 (1997), pp. 95-110: pp. 101-102.

autore scheda

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