biografia
Gian Francesco Capodilista, figlio di Francesco Capodilista e di Jacopa Capodivacca, si ipotizza che la nascita Gianfrancesco, o Giovan Francesco, sia avvenuta attorno all’ultimo ventennio del Trecento (Gonzati 1853; Tocci 1975; Gallo 2015). Suoi fratelli furono Gianfederico qui sepolto, Antonia ricordata nel testamento di Jacopo Filippo Paradisi e Sara, moglie di Nicolò Porcellini (Gloria 1888; Bianchi 2016). Una fonte interessante per verificare e osservare l’autorappresentazione familiare è il bel codice miniato conosciuto come Codice Capodilista, oggi custodito presso la Biblioteca Civica della città di Padova. In esso si dipanano l’origine dei rami familiari e i fatti più significativi raccontati attraverso profili biografici dei più illustri familiari; tra questi non poteva non comparire anche quello dello stesso redattore: il giurista Gianfrancesco. Laureatosi una prima volta nell’ottobre 1401 (Tocci 1975), iscritto al collegio dei giudici dall’anno successivo, fu incoronato anche nel diritto canonico l’anno 1403; divenne professore già con il primo titolo e tale rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1459. Le cattedre che tenne furono alternativamente quella del diritto canonico e del diritto feudale (Tiraboschi 1776) e suoi colleghi del periodo furono personaggi di assoluto spessore come Raffello Fulgosio e Raffaello Cumano. Stimato ambasciatore, si trovò spesso in missione per la Signoria carrarese e dopo la loro detronizzazione, figura come uno dei diplomatici che trattò per la città di Padova allorché si rese necessario l’assoggettamento e la dedizione a San Marco e cominciò dunque a servire il nuovo governo. Al 1419 (Melchiorre 2011) risale la condanna a dieci anni di esilio nell’isola di Candia per scontare l’accusa di infedeltà verso la Repubblica, scaturita dalla delazione di Prosdocimo Conti. Purtuttavia questa sentenza non venne ebbe mai applicazione effettiva, ritrovandosi che Roberto Morosini primo luogotenente delle terre del Friuli, già nell’anno successivo, lo cercò e assunse come vicario. Con il 1421 si pensò a prosciogliere il Capodilista e lo stesso Consiglio di Dieci che lo aveva dichiarato colpevole il Capodilista, revocò totalmente la condanna all’esilio. Gianfrancesco, d’altra parte, non celò e anzi mantenne costantemente un legame di amicizia, anche se evidentemente non pregiudiziale, con una celebre famiglia di partigiani padovani: i Gatari che seppur di professione speziali, erano tutti reduci di spicco della guerra del 1405. Negli anni che vanno dal 1433 al 1435 (Medin, Tolomei 1909-1931) quando Gianfrancesco ricoprì il ruolo di ambasciatore veneziano presso il Concilio di Basilea assunse nel suo seguito Andrea Gatari, unico ruolo pubblica mai ricoperto nella vita di quest’ultimo. Fu proprio in questo frangente che Gianfrancesco compilò il codice contenente le vicende storiche dei Capodilista (Toniolo 1999). Il concilio di Basile fu invece uno dei copiosi momenti di assenza dallo Studio padovano che costellarono l’attività del professore, Venezia gli richiedeva costante presenza nelle varie ambasciate per tentare di contrastare il predominio visconteo nel nord Italia e Gianfrancesco seppe così ben dominare questi ruoli da divenire stimatissimo presso l’imperatore Sigismondo rimanendone creato cavaliere, consigliere, conte palatino e commensale domestico alla Sacra Aula. Momenti di massima gloria personale che lasciarono però desolate le aule universitarie. Secondo gli studi effettuati da Belloni successivamente al 1439, Capodilista non fu più veramente impegnato nella docenza tanto da essere approvato l’atto secondo il quale, se non fosse concretamente tornato all’insegnamento, la sua paga di ben novecento ducati non sarebbe più stata elargita. Nonostante questa precauzione da parte dell’Università padovana, le sue lezioni risultarono ancora sporadiche e completamente assenti dal 1449. Con quella data non figura più il suo nome tra gli insegnanti in ruolo. Il declino nell’attività didattica è accompagnato da un altro avvenimento avverso occorsogli nell’anno 1439: il figlio Francesco, anch’egli professore di diritto civile nell’Ateneo, venne implicato in una congiura anti-veneziana capeggiata da Iacopo Scrovegni. Tuttavia, anche se inizialmente condannato dal Senato e allontanato dalla città, venne utilizzato anche per lui un copione identico a quello provato dal padre vent’anni prima. A distanza di soli due anni infatti venne riabilitato e reinserito in cattedra. Gianfrancesco Capodilista, oltre al già ricordato Francesco, ebbe ampia discendenza con Margherita di Nascimbene da Rodi, figlia di un contabile, o fattore, di Francesco Novello da Carrara (Gloria 1888; Medin, Tolomei 1909-1931). Una volta sposatosi nel 1401 ebbe con Margherita i figli Raffele che divenne canonico della cattedrale, Gabriele anch’egli dottore di diritto canonico addentro alle dinamiche politiche della Serenissima e redattore di un importante resoconto del pellegrinaggio in Terrasanta (Baldini 1975), Giacoma che andò sposa di Andrea Rabarella, Polissena che venne impalmata da Checco di Paolo Lion e infine Leonella sposa di Marco Martinengo. In questo stesso sepolcro dovrebbero inoltre essere stati posti altri due doctor et comes: dal 1467 Gian Federico Capodilista, Fratello di Gianfrancesco e come lui professore nello Studio padovano (Facciolati 1757; Gonzati 1853) di cui si ritrovano, per gli anni compresi tra il 1430 e il 1459, su elezioni come massaro e cassiere dell’Arca del Santo, preceduto però -secondo il Gonzati- dal figlio Bartolomeo che si era incamminato nella medesima professione del padre e dello zio.
cronologia
tipologia tomba
ubicazione
posizione nell'edificio
Abside, terza cappella radiale a destra, cappella di San Bonifacio già dei Santi Prosdocimo e Giustina.
autori
matriali e tecniche
Pietra scolpita e incisa.
stato di conservazione
note storico-critiche
Quest’arca anepigrafa è datata con riserva dal Gonzati al 1440 (Gonzati 1853), anno attorno al quale credeva fosse da collocare il trapasso di Gianfrancesco; tuttavia l’orazione funebre composta dal suo scolaro Montorio Mascarello (Tocci 1975), pur non indicando con precisione l’anno, segnala che morì durante l’episcopato del polimorfico Fantino Dandolo ovvero tra il 1448 e 1459. Diviene quindi abbastanza improbabile che la famiglia Capodilista, di così alti natali e sostanze possa aver commissionato in un momento di enorme fermento e rilevanza per l’arte a Padova un sarcofago in questa foggia. La semplicissima composizione del sepolcro (Wolters 1984; Tomasi 2021), infatti, mostra nella zona mediana della lastra frontale, tra rigogliosi racemi, una croce inscritta in una cornice circolare dentellata, un modulo ravvisabile anche in altri elementi scolpiti in questa chiesa, dai portali laterali della facciata ai lacerti di altri sepolcri presenti nel chiostro del Paradiso. È accostabile anche all’altare su cui è posta la Madonna Mora e al mutilo sarcofago Capodivacca nel chiostro della Magnolia: un linguaggio che spingerebbe tra la seconda metà e gli anni finali del Trecento. Oltre all’ornamento dato da questa croce fogliata, i lati sono decorati da due scudi tra loro identici, con profilo dentellato che fingono d’essere addobbi appesi all’avello grazie a cinghie. Il campo interno presenta il blasone familiare: un cervo di profilo dal lunghissimo palco. Tutta la lastra è delimitata alle estremità da due colonnine tortili sormontate da capitello composito stilizzato su cui poggiano le ultime due cornici di cui la superiore, riprende nuovamente il motivo a dentelli. Questo sarcofago è particolarmente vicino, nella sua economia decorativa, a quello presente nel Chiostro della Magnolia appartenente alla famiglia Capodivacca, una schiatta strettamente imparentata e che anzi i cronisti e lo stesso Gianfrancesco dicono discendere da un progenitore comune. Per quanto riguarda i personaggi qui sepolti, è Gonzati a riferire di aver letto un documento datato 28 agosto 1470 redatto dal pugno di Gabriele Capodilista, figlio di Gianfrancesco, che indicava come già ospitati nella cappella suo padre e suo zio. È ancora Gonzati a non aver dubbi sul fatto che sia proprio questo esatto sarcofago l’avello con le ceneri dei due Capodilista indicati (Gonzati 1853).
bibliografia
Jacobi Facciolati Fasti gymnasii Patavini, Giovanni Manfrè, Padova 1757, p. 48; Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena 1776, vol. VI, pp.376- 377; Bernardo Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova descritta ed illustrata, Voll. II , Coi tipi di Antonio Bianchi, Padova 1852-1853, vol. II, pp. 123-125; Andrea Gloria , Monumenti della Universita di Padova (1318-1405), tipografia del seminario, Padova 1888, pp. 212- 214, 455; Antonio Medin, Guido Tolomei a cura di, Galeazzo Gatari, Bartolomeo Gatari, Cronaca Carrarese confrontata con la redaizione di Andrea Gatari 1318- 1407, in Rerum Italicarum scriptores : raccolta degli storici italiani dal cinquecento al millecinquecento, XVII, Casa editrice S. Lapi, Città di Castello 1909- 1931, p. XXIII, p. 748; Ugo Baldini, Capodilista Gabriele, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1975, vol. 18, 635-638 ; Mirella Tocci, Capodilista Giovan Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1975, vol. 18, pp. 638-640; Wolfgang Wolters, Il Trecento, in Le sculture del Santo di Padova, a cura di Giovanni Lorenzoni, Neri Pozza Editore, Vicenza 1984, pp. 5-30: pp. 16-17; Annalisa Belloni, Professori giuristi a Padova nel secolo XV, V. Klostermann, Frankfurt am Main 1986, p. 318; Federica Toniolo, De viris illustribus familiae Transelgardorum, Forzatè et Capitis Listae in, Parole Dipinte. La miniatura a Padova dal Medioevo al Settecento a cura di Giovanna Baldissin Molli, Giordana Canova Mariani, Federica Toniono, Franco Cosmi Panini, Modena 1999, pp. 219- 221; Matteo Melchiorre, Canonici giuristi a Padova nel Quattrocento, note su Antonio Capodilista e Giovanni francesco Pavini, in Quaderni per la Storia dell’Università di Padova 44(2011), pp. 93-143: p. 98; Donato Gallo, Gianfrancesco Capodilista, in Clariores dizionario biografico degli studenti e dei docenti dell’università di Padova, Piero Del Negro a cura di, Padova University press, Crocetta del Montello 2015, p. 82; Francesco Bianchi, Porcellini Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 2016, vol. 85, pp. 24-26; Michele Tomasi, Sondaggi in una zona d’ombra: appunti sulla scultura trecentesca al Santo, in La pontificia basilica di sant’Antonio in Padova, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, pp. 631-657: pp. 648-650.