NICOLETTI PIETRO PAOLO (detto Paolo Veneto)

biografia

Paolo Nicoletti, detto Paolo Veneto, nato a Udine nel 1368/1369 da Nicoletto Antonio Nicoletti e da Elena, fu un personaggio chiave nella cultura filosofica quattrocentesca venendo definito all’epoca monarcha artium et philosophorum (Bottin 1983; Conti 2014, con bibliografia precedente; Sgarbi 2015; Cosci 2019). Nel 1385, a quattordici anni, entrò nell’ordine degli Eremiti di Sant’Agostino presso il convento di Santo Stefano a Venezia e, terminati gli studi religiosi, il 9 dicembre 1387 fu trasferito nel convento degli Eremitani a Padova, luogo in cui almeno dal primo Quattrocento si trovava una vera e propria scuola scrittoria (Gargan 2001). Rimase nella città patavina fino al 1390, quando venne mandato a Oxford, rimanendovi fino al 1393 e ottenendo nel 1405 il titolo di magister artium et doctor theologiae. In Inghilterra apprese il pensiero logico oxoniense che contribuì a diffondere nelle università italiane copiandone i testi (Bottin 2001). Tornato a Padova, ottenne la cattedra di Filosofia nel 1408 leggendo “le humane, e le divine lettere” (Portenari 1623) insegnando Logica e filosofia di ambito aristotelico (Bottin 1983). Nel 1414 si occupò almeno in parte della sepoltura dell’amico e collega Jacopo della Torre da Forlì realizzata dallo scultore Pantaleone di Paolo (Puppi 1970; Cera 2018) oggi smembrata tra l’antisagrestia degli Eremitani e il deposito della Soprintendenza di Padova (Pietrobelli 2020). L’anno successivo venne nominato da papa Gregorio XII priore generale dell’ordine degli Agostiniani (la massima carica interna all’ordine) e ambasciatore per conto della Serenissima in Ungheria. Collaborando con il governo veneziano si recò in missioni diplomatiche anche in Germania (Ulm) e Polonia (Cracovia) nel 1412, ricevendo come ringraziamento per i servizi resi il biretum nero. I suoi rapporti con la Serenissima, però, si incrinarono diverse volte, tanto che prima gli fu imposto di non partecipare al concilio di Costanza (1416) e poi l’8 agosto 1420 fu esiliato a Ravenna. Non sono noti i motivi che portarono a tale condanna, ma essi dovettero essere di natura schiettamente politica, forse dovuti a maldigerite intromissioni del Papato o a tendenze filo-carraresi che serpeggiavano a Padova dopo la conquista della città da parte della Serenissima (Cosci 2019). In ogni caso, il professore non accettò supinamente il confino e peregrinò in altre città italiane insegnando a Siena tra il 1420 e il 1424, a Bologna nel 1424 e a Perugia tra il 1424 e il 1428. Nel biennio 1426-1427 fu convocato a Roma da papa Martino V per giudicare come teologo le eventuali eresie di Bernardino da Siena. L’esilio ravennate venne sospeso per motivi di salute nel 1428, per cui il Nicoletti poté tornare a Padova. Tra le numerose pubblicazioni spiccano la Logica magna, un corposo trattato di logica terministica, il commento alla Fisica aristotelica e la Logica parva, un agile manuale di logica che ebbe ampia diffusione (se ne conservano ben ottanta manoscritti e diverse edizioni a stampa del XVI secolo) tanto che nel 1496 lo Studio patavino lo adottò come testo ufficiale per l’insegnamento di Logica. Le opere di ambito aristotelico ebbero una straordinaria diffusione in ambito universitario per tutto il XV secolo. Morì a Padova il 15 giugno 1429 venendo sepolto agli Eremitani al centro della sagrestia (cappella di San Giovanni, attuale cappella invernale) come ricorda Portenari (1623). Nel testamento del 7 giugno 1429 lasciò i suoi libri alla biblioteca del convento agostiniano (Gargan 2001).

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Sagrestia, parete meridionale.

provenienza

Padova, chiesa dei Santi Filippo e Giacomo degli Eremitani, al centro della sagrestia.

matriali e tecniche

Rosso ammonitico di Verona, cornice ad affresco posteriore (fine XV o inizio XVI secolo).

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Il rilievo è affisso sulla parete meridionale della sagrestia (cappella di San Giovanni, attuale cappella invernale) agli Eremitani. La lastra è stata collocata lì ab antiquo – di certo entro il 1560, poiché è vista nello stesso punto da Scardeone – quasi certamente tra gli ultimi anni del Quattrocento e i primi trenta del secolo successivo, visto lo stile dell’incorniciatura pittorica ad affresco con grottesche e con dei libri posti in prospettiva (Pavan 1971 “epoca prossima al Cinquecento”). È Portenari a registrare ancora il monumento sulla parete meridionale e a trasmettere la notizia della sua precedente collocazione sul pavimento al centro dello stesso ambiente: “[…] una tavola di marmo rosso, che già posta in terra nel mezo della sacristia copriva le sue [del Nicoletti] ceneri” (Portenari 1623; trascritto in Notizie storiche 1971). Il rilievo è ricordato ancora da Tomasini (1649) e da Salomonio (1701). Il defunto è effigiato seconda la tipica iconografia del magister in cathedra diffusa nel monumenti funebri quattrocenteschi padovani del XV secolo, per esempio quello perduto di Gaetano da Thiene nella Cattedrale, quello di Giovanni Calfurnio realizzato da Antonio Minello oggi nel chiostro del Noviziato al Santo, quello di Pietro Roccabonella opera di Bartolomeo Bellano e Andrea Riccio nella chiesa di San Francesco, o, ancora, i monumenti sulle porte delle logge di Palazzo della Ragione (Wolters 1976; Siracusano 2010-2013). La raffigurazione del Nicoletti presenta la particolarità di poggiare i piedi su un grosso volume (Baldissin Molli 2004), probabilmente a indicare la solidità della sua cultura e ad attestare al sua fama di monarcha philosophorum, come recita l’iscrizione limitrofa. Una timida proposta attributiva delle figurazioni a Niccolò Baroncelli (Checchi, Gaudenzio, Grossato 1961, “affini al gusto del Baroncelli il ritratto e i rilievi”) venne rifiutata poco dopo da Lionello Puppi, il quale preferì affidarle a un anonimo scultore dell’inizio del Quattrocento (Puppi 1970; Puppi 1971). Puppi ha avuto il merito di notare le similarità stilistiche esistenti tra l’opera degli Eremitani e il monumento di Raffaele Fulgosio (1430) nella basilica del Santo, opera di Pietro Lamberti e di Giovanni di Bartolomeo (per la posizione originaria della tomba Fulgosio: Baldissin Molli 2021). Di lì a poco l’idea di Puppi venne sviluppata da Wolfgang Wolters (1976) che attribuì l’opera a un imitatore di Pietro Lamberti, tesi condivisa da Anne Markham Schulz (1986) che ha proposto di riconoscere la mano di un seguace dello stesso Pietro. Per ulteriore bibliografia sulla lastra si veda il Corpus dell’Epigrafia Medievale a cura di Franco Benucci (2005).

bibliografia

Bernardinii Scardeonii De antiquitate urbis Patavii, apud Nicolaum Episcopium iuniorem, Basileae 1560, p. 428; Angelo Portenari, Della felicità di Padova, per Pietro Paolo Tozzi, in Padova 1623, p. 450; Giacomo Filippo Tomasini, Urbis Patavinae inscriptiones sacrae, et prophanae, Typis Sebastiani Sardi, Patavii 1649, p. 150 n. 17; Jacobi Salomoni Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, sumptibus Jo. Baptistae Caesari Typogr. Pat., Patavii 1701, p. 228 n. 80; Marchello Checchi, Luigi Gaudenzio, Lucio Grossato, Padova. Guida ai monumenti e alle opere d’arte, Neri Pozza Editore, Venezia 1961, pp. 43, 45; Lionello Puppi, La chiesa degli Eremitani di Padova. Parte seconda, in Sergio Bettini, Lionello Puppi, La chiesa degli Eremitani di Padova, Neri Pozza Editore, Vicenza 1970, pp. 53-105: 56-57, 67 e tav. 82; Notizie storiche relative alla chiesa, al monastero, ai frati Eremitani, in Per l’inaugurazione della sagrestia degli Eremitani in Padova. 30 marzo 1971, a cura di Decimo Bertizzolo, Tipografia Antoniana, Padova 1971, pp. 111-124: 115; Gino Pavan, La sagrestia degli Eremitani, in Per l’inaugurazione della sagrestia degli Eremitani in Padova. 30 marzo 1971, a cura di Decimo Bertizzolo, Tipografia Antoniana, Padova 1971, pp. 25-40: 33-34; Lionello Puppi, La chiesa degli Eremitani, in Per l’inaugurazione della sagrestia degli Eremitani in Padova. 30 marzo 1971, a cura di Decimo Bertizzolo, Tipografia Antoniana, Padova 1971, pp. 41-54: 49-51; Wolfgang Wolters, La scultura veneziana gotica (1300-1460), 2 voll., Alfieri Edizioni d’arte, Venezia 1976, catt. 123, 170-173; Francesco Bottin, Logica e filosofia naturale nelle opere di Paolo Veneto, in Scienza e filosofia all’università di Padova nel Quattrocento, a cura di Antonino Poppi, Edizioni Lint, Trieste 1983, pp. 85-124; Anne Markham Schulz, Revising the history of venetian Renaissance sculpture: Niccolò and Pietro Lamberti, «Saggi e memorie di storia dell’arte», 15 (1986), pp. 7, 9-61, 137-222: 29, 57, 171 fig. 64; Francesco Bottin, Lo studente Pietro Tommasi tra dispute logiche, duelli armati e severità paterna, in Studenti, università, città nella storia padovana, atti del convegno (Padova, 6-8 febbraio 1998), a cura di Francesco Piovan, Luciana Sitran Rea, Edizioni Lint, Trieste 2001, pp. 241-253: 243, 245, 247-250; Luciano Gargan, “Dum eram studens Padue”. Studenti-copisti a Padova nel Tre e Quattrocento, in Studenti, università, città nella storia padovana, atti del convegno (Padova, 6-8 febbraio 1998), a cura di Francesco Piovan, Luciana Sitran Rea, Edizioni Lint, Trieste 2001, pp. 29-46: 39-40; Giovanna Baldissin Molli, Il poeta e il marangone. L’artigianato padovano al servizio di Petrarca e del letterato umanista, con un contributo di Marco Callegari, Il Prato, Saonara (PD) 2004, pp. 46-47; Luca Siracusano, Scultura a Padova: 1540-1620 circa. Monumenti e ritratti, tesi di Dottorato, Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Scuola di Dottorato in Studi Umanistici, tutor A. Bacchi, XXVI ciclo (2010-2013), pp. 13-26; Franco Benucci, Corpus dell’Epigrafia Medievale, 2005-in corso, scheda 119. Ss. Filippo e Giacomo 27, consultabile online: http://cem.dissgea.unipd.it/; Alessandro D. Conti, Paolo Veneto (Paolo Nicoletti), in Dizionario Biografico degli Italiani, 81, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2014, pp. 187-190; Marco Sgarbi, Nicoletti Paolo, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero del Negro, Padova University Press, Padova 2015, pp. 243-244; Elena Cera, Pantaleone di Paolo taia piera veneziano, «Arte veneta», 75 (2018), pp. 24-35; Matteo Cosci, Paolo Veneto nella Padova del primo ’400, «Padova e il suo territorio», XXXIV (2019), 202, pp. 7-10; Giulio Pietrobelli, Ricostruzioni. Ferdinando Forlati a Padova, Padova e il suo territorio, Padova 2020, p. 34; Giovanna Baldissin Molli, Il presbiterio della basilica di Sant’Antonio alla metà del Quattrocento, in La Pontificia Basilica di Sant’Antonio in Padova. Archeologia Storia Arte Musica, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri, 3 voll., L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, II, pp. 841-853: 848, 852.

autore scheda

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