cronologia
tipologia tomba
ubicazione
posizione nell'edificio
Secondo pilastro di sinistra, rivolto verso la controfacciata.
autori
matriali e tecniche
Pietra di Nanto, stucco dipinto e dorato, busto in stucco.
stato di conservazione
note storico-critiche
Il monumento entra perfettamente nella tipologia dell’architettura funebre celebrativa a cavallo tra i secoli e corrisponde ampiamente ai moduli elaborati da Cesare Bovo. Due modiglioni alla base reggono zoccolo e plinto di colonna corinzia con pulvino, trabeazione e timpano spezzato. Tutti gli elementi aggettanti sono posizionati lungo l’asse che parte dalle mensoline della base, mentre il resto del cenotafio è schiacciato a parete; l’opera è poi perimetralmente racchiusa da pilastri e trabeazione ribattuti su muro. Al centro della memoria campeggia, entro una nicchia incorniciata da vittorie alate, il busto di Ottonello Descalzi in stucco; austero, dalla fronte contratta che gli imprime un’espressione severa. La gorgiera ben lavorata declina sotto la barba e l’effigiato mostra, su di un farsetto ben abbottonato e richiuso tra il collo impellicciato del mantello, la catena con croce simbolo del titolo di conte palatino datogli dall’imperatore Rodolfo. Questa collana, le superfetazioni date da blasoni degli studenti e l’aquila bicipite nel mezzo della trabeazione, caratterizzano immediatamente il deposito come monumento della Nazione Germanica. Sono inoltre tutti elementi dipinti, così da risaltare immediatamente rispetto al grigio della pietra di Nanto. I primi due stemmi (Benucci 2007) su modiglioni indicano le famiglie Hiller e Brandis mentre quelli all’apice appartengono alle famiglie Rammingen e Weitersheim. Il monumento, a causa dei giudizi assolutamente negativi degli scrittori ottocenteschi, non godette mai di osservazioni e confronti puntuali e a riconoscere qui l’operato di Cesare Bovo è stato Siracusano nella sua tesi di dottorato (Siracusano 2013). La sua importanza risiede invece anche nel fatto che fu la prima delle opere commissionate dalla Nazione Germanica dei giuristi nella navata della basilica, andando quindi a caratterizzare questo spazio come a loro dedicato (De Vincenti, Guerriero 2021), in accordo col capitolo dei frati e in competizione con la Nazione Polacca di cui lo stesso maestro Cesare Bovo, nello stesso anno, aveva realizzato un altare oggi disperso. Sommo era il fastidio delle famiglie nobili locali che vedevano ridursi sempre più lo spazio per la loro autorappresentazione. Il monumento è, come detto, una memoria al professore, avvocato degli studenti tedeschi e non la tomba contenente le spoglie; il progetto è collocabile nel 1607, anno della supplica portata ai frati e dell’approvazione del Consiglio cittadino (Luisetto 1983). Il corpo dell’effigiato trovava invece sepoltura nella chiesa degli Eremitani ed era posto dinnanzi alla cappella di Antonio Ovetari in un monumento terminato dopo il 1608 oggi non più esistente, commissionato da Elisabetta Zabarella moglie di Ottonello, ma che per volontà del defunto doveva essere nella materia usata e nel portamento del tutto simile a quello del giurista Lazzaro Bonamico nella chiesa di San Giovanni di Verdara, progettato da Alessandro Maggi, scolpito e fuso per opera di Danese Cattaneo.
bibliografia
Angelo Portenari, Della felicità di Padova, Pietro Paolo Tozzi, Padova 1623, p. 246; Iacobi Philippi Thomasini Illustrium virorum elogia iconibus exornata, Donatum Pasquardum & Socium, Padova 1630, pp. 215 – 228; Nicolai Comneni Papadopoli Historia Gymnasii Patavini, II, Sebastiano Coletti, Venezia 1726, p. 262; Bernardo Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova descritta ed illustrata, Voll. II , Coi tipi di Antonio Bianchi, Padova 1852-1853, vol. II, pp. 241-242; Giovanni Maria Luisetto a cura di, Archivio Sartori: documenti di storia e arte francescana, Voll. IV, Biblioteca Antoniana-Basilica del Santo, Padova 1983, vol. I, pp. 672-673; Franco Benucci, Stemmi di scolari dello Studio patavino fuori delle sedi universitarie, Antilla, Treviso 2007; Luca Siracusano, Scultura a Padova 1540- 1620 circa, Monumenti e ritratti, XXVI ciclo della scuola di dottorato in Studi umanistici dell’Università degli studi di Trento, supervisore Professore Andrea Bacchi, Trento 2013, pp. 463-467; Monica De Vincenti, Simone Guerriero, Monumenti sepolcrali del Seicento, in La pontificia basilica di sant’Antonio in Padova, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri, L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, pp. 1397-1458 : pp. 1400- 1403.