POLENI GIOVANNI

biografia

Giovanni Poleni è stato uno degli studiosi più importanti del panorama culturale e scientifico italiano del XVIII secolo (Salandin, Talas 2000; Pancino 2002; Giovanni Poleni 2013; Signorelli 2015; Talas 2015). Nacque a Venezia il 23 agosto 1683 da Giacomo e da Isabella Braiola (veneto Brugnol). Il padre era in rapporti con l’imperatore Leopoldo, dal quale ottenne per meriti di uno zio il titolo di marchese per sè e gli eredi, mentre la madre, che morì ad appena ventitre anni nel 1685, era figlia di un libraio. Compì gli studi giovanili a Venezia nel collegio dei padri Somaschi presso il convento di Santa Maria della Salute, a poca distanza dalla sua abitazione sul Canal Grande (palazzo Pisani, De Lazara), che Poleni vendette nel 1751. Nel 1708 sposò la nobildonna bassanese Orsola Roberti, con la quale ebbe sei figli, cinque maschi e la figlia Elisabetta che sposò Giulio Pontedera, professore di Botanica a Padova. Insegnò per cinquantadue anni nello Studio patavino, dal 1709 al 1761, andando ad abitare con la famiglia nel palazzo in contrada dell’Arzere (ora via Beato Pellegrino), sulla cui facciata è affissa una targa che lo ricorda, posta nel 1925 a cura dell’Accademia dei Ricovrati, della quale fece parte dal 1713 (Maggiolo 1983). Dei cinquantadue libri editi, il primo fu la Miscellanea (1709) di argomento matematico (barometro, termometro, sezioni coniche, macchina aritmetica, orologi solari) per preparare il concorso alla cattedra padovana di Astronomia e Meteore che occupò a partire dallo stesso anno sostituendo Giovanni Graziani (Pigatto 2013). Poco dopo pubblicò il De vorticibus coelestis dialogus (1712) di ambito matematico-astronomico. Nel 1715 passò alla cattedra di Filosofia ordinaria in secundo loco e, poi, dal 1719 a quella di Matematica al posto dello svizzero Nikolaus Bernoulli (Pepe 2013; su Bernoulli: Roero 2002). In questo periodo egli insegnò ogni anno una materia diversa, dagli Elementi di Euclide, all’ottica, alla trigonometria, alle sezioni coniche, alla meccanica, al moto degli animali e, anche, dal 1737 architettura militare, che non era stata più insegnata dai tempi di Galileo (Minnaja 2008). Nel 1729 diede alle stampe l’Epistolarum mathematicarum fasciculus. Compì anche numerosi studi di idraulica, indagando il moto delle acque con particolare riguardo alla situazione della laguna di Venezia, pubblicando il De motu aquae mixto (1717). Il volume uscì dai torchi della celebre tipografia di Giuseppe Comino e dei fratelli Gaetano, Giovanni Battista e Giovanni Antonio Volpi, la stessa che nel medesimo 1717 pubblicò l’Adversaria anatomica di Giovanni Battista Morgagni, celeberrimo professore di anatomia e amico di Poleni. Dal 1739 gli venne affidata la nuova cattedra di Filosofia sperimentale, chiamata Ad Mathesim et ad Philosophiam experimentalem, nella quale insegnava fisica, nautica, idrografia, architettura civile e militare. Per svolgere al meglio l’attività didattica diede avvio a una raccolta di strumenti scientifici provenienti dall’Italia e dall’Europa che divenne in poco tempo uno dei gabinetti di fisica più importanti del mondo. Tra il 1739 e il 1740 fu incaricato, insieme al Morgagni, di creare nel palazzo del Bo gli spazi necessari all’insegnamento; vennero realizzati così una “specie di teatro”, delle stanze per riporre i macchinari e una stanza per la camera oscura per gli esperimenti di ottica. Egli teneva, tuttavia, le lezioni anche nel laboratorio allestito nella sua abitazione (Talas 2013). La collezione di strumenti scientifici, arricchita nei secoli successivi, è esposta oggi nel Museo Giovanni Poleni dedicato alla Storia della Fisica (Saladin, Pancino 1987; Saladin 1996; Nerini, Saladin 1996). Purtroppo, dei trecentonovantadue strumenti di Poleni se ne conservano solo un centinaio. Negli anni del suo insegnamento universitario il suo stipendio venne aumentato in modo costante, passando dai seicento fiorini del 1719 ai mille fiorini del 1733, a dimostrazione dell’apprezzamento da parte dello Studio. La prima edizione italiana filologicamente accurata di un testo classico spetta a Poleni con la pubblicazione del De aquae ductu urbis Romae di Frontino nel 1722, intitolato De aquaeductibus urbis Romae commentarius. Invece di seguire la tipica tradizione editoriale del tempo, cioè rifacendosi all’editio princeps quattrocentesca del testo antico che spesso era piena di errori, Poleni compì un’operazione nuova, rintracciando la filiera della tradizione manoscritta ed emendando il testo sulla base dei codici (Nardo 1988). Compì la stessa operazione per il De architectura di Vitruvio, reperendo ben trenta codici (il manoscritto più autorevole del IX secolo gli fu segnalato da Scipione Maffei), lavorandovi fino alla morte e pubblicando le Exercitationes vitruvianae (1739-1741). Fu, inoltre, un appassionato e competente conoscitore dell’antico, pubblicando nel 1737 i Nova supplementa al Thesaurus graecorum antiquitatum di Gronovius e al Thesaurus antiquitatum romanorum di Graevius, nonché una Lettera sugli antichi teatri e anfiteatri nel 1735 e uno studio sul tempio di Artemide ad Efeso nel 1742 (Favaretto 1988; Favaretto 2013). La sua competenza in campo architettonico lo fece chiamare a risolvere diversi problemi strutturali in edifici di grande pregio: a Venezia per la cupola della Madonna nella basilica di San Marco (1729), per il progetto di una nuova pavimentazione di piazza San Marco (1735), per il campanile di San Marco (1745), per la Torre dell’Orologio (1757); a Padova diede diversi pareri relativamente ai coperti e alle cupole della basilica del Santo, alla Torre degli Anziani, alla Torre del palazzo del Bo, al campanile di San Giacomo (progettato poi da Domenico Cerato) e alla questione della ricostruzione della volta del Palazzo della Ragione dopo il violento nubifragio del 1756; a Vicenza espresse parere favorevole al progetto di Francesco Muttoni per la salita porticata che conduce a Monte Berico (1746); a Brescia sul completamento della facciata del Duomo (1748). L’evento più significativo, però, fu la chiamata a Roma nel 1743 da parte di Benedetto XIV per valutare la stabilità della cupola di San Pietro, della quale rimangono le Memorie istoriche della gran cupola del tempio vaticano (1748), con disegni di Luigi Vanvitelli ed elementi decorativi di Antonio Visentini (Farinati 2013). Fu protettore del celebre compositore Giuseppe Tartini, partecipò alla pubblicazione del «Giornale de’ Letterati d’Italia» fondato da Apostolo Zeno, fu membro di numerose accademie italiane (dei Ricovrati a Padova, la Clementina di Bologna, l’Etrusca di Cortona) ed estere (la Royal Society di Londra, l’Accademia Reale di Berlino, quella di San Pietroburgo e la Royale des Sciences). Morì la notte tra il 14 e il 15 novembre del 1761. L’amico Morgagni non volle partecipare all’esame autoptico del corpo. Dopo la sua morte, il figlio Francesco mise in vendita la straordinaria biblioteca di quasi seimila volumi. Il re d’Inghilterra (attraverso il console Smith), il re del Portogallo e il duca di Parma cercarono di acquisirla, ma il Senato intervenne per non perderla e la comprò per la somma di millecinquecento zecchini d’oro destinandola al convento di Santa Giustina a Padova (Maschietto 1981; Pancino 2002; Trolese 2020). I manoscritti riguardanti la laguna e le acque sono conservati all’Archivio di Stato di Venezia, le lettere e altri manoscritti si trovano alla Biblioteca Marciana (Favaretto 2013), altri ancora alla Biblioteca Civica di Bassano.

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Chiostro.

provenienza

Padova, chiesa di San Giacomo Apostolo, presso i gradini della cappella maggiore.

matriali e tecniche

Marmo inciso.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

La posizione originaria dell’iscrizione, già copiata da Gennari (ms, fine del XVIII sec.), è indicata da Ferretto (1810) “alli gradini della cappella maggiore” nella chiesa di San Giacomo Apostolo che sorgeva di fronte a Palazzo Maldura (Ferretto 1810). Se già dal 1795 si era iniziato a demolire il vicino ospedale, di lì a poco la stessa sorte sarebbe toccata alla chiesa (Gasparotto 1955) chiusa nel 1809 e poi abbattuta (Toffanin 1988). L’iscrizione, copiata varie volte (Fabroni 1785; Colle, Vedova 1841; De Tipaldo 1845), era forse ancora lì nel 1807 (Neumayr 1807), ma poi fu traslata nel chiostro di Santa Maria del Carmine prima del 1839 insieme alle ceneri (“le ceneri del Poleni riposano oggidì nella sagrestia del tempio di s. Maria del Carmine”, Gennari 1839). Nel 1985-1986 la lastra venne dissepolta, restaurata e affissa alla parete del chiostro dove si trova oggi (Galiazzo 1988; Pancino 2002), accanto a quella di Giuseppe Orus, anch’essa in origine a San Giacomo.

bibliografia

Angelo Fabroni, Vitae Italorum doctrina excellentium qui saeculis XVII. et XVIII. floruerunt,excudebat Aloysius Raphaellius, Pisis 1785, XII, p. 103; Giuseppe Gennari, Elogio del mar. Gio. Poleni, in Opere dell’Abate Giuseppe D.r Gennari ed altre da lui raccolte, manoscritto, copiato il 3 maggio 1814 dall’autografo di Gennari della fine del XVIII secolo, Padova, Biblioteca Civica, BP.4263, cc. 33v-74r: 68r-v; Antonio Neumayr, Illustrazione del Prato della Valle ossia della Piazze delle statue di Padova, nel Seminario, Padova 1807, p. 255; Giacomo Ferretto, Iscrizioni sacre e profane della città di Padova parte omesse nelle sue collezioni MDCCI e MDCCVIII da Jacopo Salomonio e parte le posteriormente scoperte e poste raccolte e con varie annotazioni illustrate da me D. Giacomo Ferretto di Monselice, 1810, manoscritto, Padova, Biblioteca Civica, BP.1.992, I, pp. 96-97; Giuseppe Gennari, Per le illustri nozze del nob. conte Andrea Cittadella Vigodarzere […] Elogio del march. Gio. Poleni, coi Tipi del Seminario, Padova 1839, p. 51; Francesco Maria Colle, Giuseppe Vedova, Fasti Gymnasii Patavini iconibus exornati ad anno MDCCLVII usque ad MDCCLXXXVII, 2 voll., ex Officina Angeli Sicca, Patavii 1841, I, p. 103, II, pp. 190-191; Emilio De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII e de’ contemporanei, dalla Tipografia di Gio. Cecchini, Venezia 1845, X, pp. 342-343; Cesira Gasparotto, S. Maria del Carmine, Tipografia Antoniana, Padova 1955, p. 64; Francesco Ludovico Maschietto, Biblioteca e bibliotecari di S. Giustina di Padova: 1697-1827, Antenore Editrice, Padova 1981, pp. 162-174; Attilio Maggiolo, I soci dell’Accademia Patavina dalla sua fondazione (1599), Accademia Patavina di Scienze Lettere ed Arti, Padova 1983, pp. 255-256; Gian Antonio Saladin, Maria Pancini, Il «teatro» sperimentale di Giovanni Poleni, Edizioni Lint, Trieste 1987; Irene Favaretto, Giovanni Poleni e l’antico, in Giovanni Poleni idraulico matematico architetto filologo (1683-1761), atti della giornata di studi (Padova, 15 marzo 1986), a cura di Maria Laura Soppelsa, Accademia Patavina di scienze lettere ed arti, Padova, 1988, pp. 129-138; Guido Galiazzo, Aspetti della vita di Giovanni Poleni a Padova, in Giovanni Poleni idraulico matematico architetto filologo (1683-1761), Padova, 1988, pp. 181-186: 186; Dante Nardo, Giovanni Poleni editore di testi classici, in Giovanni Poleni idraulico matematico architetto filologo (1683-1761), Padova 1988, pp. 123-127; Giuseppe Toffanin, Cento chiese padovane scomparse, Editoriale Programma, Padova 1988, pp. 86-87; L. Nerini, Gian Antonio Saladin, Duecento anni di Fisica a Padova, Università degli Studi di Padova, Padova 1996; Gian Antonio Saladin, Dal Teatro di Filosofia sperimentale di Giovanni Poleni al Museo di Storia della Fisica, in I musei, le collezioni scientifiche e le sezioni antiche delle biblioteche, a cura di Carlo Gregolin, Università di Padova, Padova 1996, pp. 100-108; Gian Antonio Salandin, Sofia Talas, Giovanni Poleni, in La curiosità e l’ingegno. Collezionismo scientifico e metodo sperimentale a Padova nel Settecento, Università degli Studi di Padova, Centro Musei Scientifici, Padova 2000, pp. 84-91; Maria Pancino, Giovanni Poleni, in Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di Sandra Casellato, Luciana Sitran Rea, Antilia, Treviso 2002, pp. 202-225; Clara Silvia Roero, Nicolaus I Bernoulli, in Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di Sandra Casellato, Luciana Sitran Rea, Antilia, Treviso 2002, pp. 391-400; Carlo Minnaja, La Serenissima e i docenti di matematica a Padova dopo Galileo, in I matematici nell’Università di Padova dal suo nascere al XX secolo, Esedra, Padova 2008, pp. 35-52; Valeria Farinati, Matematiche e architettura: gli interventi di Giovanni Poleni a Venezia, Padova e Roma, in Giovanni Poleni tra Venezia e Padova, a cura di Piero Del Negro, Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Venezia 2013, pp. 81-107; Giovanni Poleni tra Venezia e Padova, a cura di Piero Del Negro, Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Venezia 2013; Irene Favaretto, Poleni e gli antichi: Frontino e Vitruvio, in Giovanni Poleni tra Venezia e Padova, Venezia 2013, pp. 65-80; Luigi Pepe, Giovanni Poleni lettore di matematica nell’Università di Padova in Giovanni Poleni tra Venezia e Padova, Venezia 2013, pp. 228-245; Luisa Pigatto, Poleni e l’insegnamento di Astronomia e Meteore, in Giovanni Poleni tra Venezia e Padova, Venezia 2013, pp. 175-225; Sofia Talas, Il gabinetto di filosofia sperimentale di Poleni, in Giovanni Poleni tra Venezia e Padova, Venezia 2013, pp. 248-275; Bruno Signorelli, Poleni, Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, 84, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2015, pp. 539-542; Sofia Talas, Poleni Giovanni, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University Press, Padova 2015, pp. 264-265; Francesco G.B. Trolese, Momenti di storia della biblioteca dell’Abbazia, in Magnificenza monastica a gloria di Dio. L’abbazia di Santa Giustina nel suo secolare cammino storico e artistico, a cura di Giovanna Baldissin Molli e Francesco G.B. Trolese, Viella, Roma 2020, pp. 139-161: 149, 160.

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