ARDEO SIMONE

biografia

Simone Ardeo (Facciolati 1757; Gonzati 1853), membro dell’ordine dei frati minori francescani, nacque a Venezia probabilmente nel 1472. Per maestro ebbe il celebre teologo appartenente al medesimo ordine Antonio Trombetta che lo addottorò il 15 luglio 1504 (Luisetto 1983). Approvato come professore dal Senato Veneto nel 1517, fu successore dell’anzidetto Trombetta nell’Ateneo patavino, alla prima cattedra di metafisica in via scotista dall’anno 1520; Gonzati riferisce che dopo la completa riapertura dello Studio, all’indomani della fine delle ostilità dovute alla guerra di Cambrai, fu il primo assunto dall’Università e con uno stipendio pari a settanta fiorini d’oro. Questa cifra continuò a essere incrementata fino ai centoquaranta percepiti a fine carriera. Oltre all’impegno accademico, è segnalato da Carrington come rettore del convento di Sant’Antonio a Padova nell’anno 1512, come ministro provinciale nel 1525 e come decano del collegio dei Teologi dieci anni più tardi (Carrington 1996). Grazie alla sua alta reputazione nell’Ordine partecipò per conto di Lorenzo Campeggi, legato pontificio per Germania, Ungheria e Boemia, alla Dieta di Norimberga del 1524: momento critico nella storia della Chiesa in cui si tentò di arrestare la protesta religiosa sfociata nello scisma. Nonostante i difficili ruoli ricoperti, Ardeo fu prolifico teologo e diede alle stampe diversi saggi ricordati anche dal Sansovino (Sansovino, Martinioni, 1663); insegnò con successo fino alla morte avvenuta il 29 aprile 1537 e solo dopo anni di vacanza dell’insegnamento, venne scelto come suo successore l’allievo Girolamo Girelli in cattedra dal 12 ottobre 1539.

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Controfacciata, pilastro di destra, rivolto verso l’altare di San Bernardino.

matriali e tecniche

Pietra di Nanto scolpita.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Il monumento, interamente scolpito in pietra di Nanto, è apice e cesura dell’iconografia del professore in cattedra a cui farà invece seguito, con la raffigurazione di Bembo e poi di Bonamico da parte di Cattaneo, quella dell’umanista a mezzobusto di stampo classico. La memoria consta di un primo basamento con blasone contenente una sorta di decorazione ovoidale arricciata nelle estremità, a simulare una pergamena nel cui centro campeggia l’insegna della fenice, animale leggendario simbolicamente vicino al cognome del defunto. Ai lati dello scudo germogliano due vigorosi putti che fungono da imberbi telamoni per l’intero monumento; l’alta zoccolatura mostra nelle estremità due dadi rilevati riccamente decorati con motivi a grottesche mentre la sezione centrale, ben più profonda rispetto al livello laterale, ospita l’iscrizione dedicatoria. Una cornice a foglie d’acanto e una dentellata perimetrano e movimentano ulteriormente tutto questo secondo livello con sostanziale funzione di balaustra per l’edicola vera e propria in cui, nella parte mediana in corrispondenza dell’epigrafe, è posta l’effige a mezzo busto di un severo Simone Ardeo. Il docente, tonsurato e vestito del suo saio, sembra osservare un po’ infastidito ciò che avviene alla sua sinistra; la mano destra tiene il segno del passo appena recitato, mentre la sinistra si stringe al petto. Dinnanzi a lui pesanti volumi poggiano sul piano orizzontale e sporgendo obliquamente verso l’esterno aumentano il gioco percettivo degli spazi. Una sensibilità, cura e indubbia maestria per la moltiplicazione delle profondità è evidente anche nella tecnica di lavorazione della superfice alle spalle dell’effigiato. La pingue figura di Ardeo si trova prospetticamente incorniciata da un arco a tutto sesto lavorato a stiacciato e, mentre il cubo digradante nel quale è inserito finge ai due lati robuste grate, il soffitto a cassettone è operato con un grande elemento floreale. Al di sopra un tondo ben rilevato occupa lo spazio nel quale si sarebbe dovuto trovare il timpano in un’architettura classica; il soggetto di questo rilievo è composto da una Vergine reggente il Bambino inserita tra due elaborati festoni di frutte e nastri, assolutamente simmetrici. L’intera struttura è infine racchiusa da possenti ermi cinti alla vita da un cordone di foglie e reggenti, sul proprio testone barbuto, le sezioni di un architrave, di un fregio con grottesche e del solo frontone scolpito con dentelli e diverse tipologie di motivi a foglie d’acanto. Benché il testamento di Simone Ardeo indichi il padre guardiano fra Antonio Cavazza come responsabile della scelta di un sito per le sue spoglie mortali, il committente di questa memoria fu Bernardo o Bernardino Ardeo (Poppi 2021), frate francescano, discepolo ed erede testamentario del defunto, padre guardiano del convento l’anno 1538 e certamente membro religioso dell’Ente dell’Arca del Santo. Il processo per l’innalzamento dell’opera fu estremamente lungo, ben un decennio intercorse tra la morte del docente e l’approvazione del Collegio dei Sedici Savi nel 1547 e poi del Consiglio cittadino nel mese di febbraio 1548. I documenti sono stati rintracciati da padre Sartori, pubblicati per esteso da Carrington e riletti da Siracusano che individua infine le dinamiche di questa lunga stasi. Più che all’approvazione della supplica, i ritardi sarebbero imputati alla difficoltà dell’Arca del Santo nel gestire l’economia, controllare e far rispettare i tempi di consegna dei materiali prodotti dai molti artisti ingaggiati in quei decenni e quindi all’accumulo dei lavori da eseguirsi. Tra gli eccellenti temporeggiatori non vi furono esclusivamente Sansovino e i “suoi” (Siracusano 2013; 2021), ma si devono annoverare anche gli stessi membri della famiglia Grandi. Questi dopo il ritorno da Trento, nonostante le diverse commissioni per i privati, per la stessa basilica e tra tutte il prestigioso ultimo rilievo da realizzarsi per la cappella dell’Arca del Santo in fine disatteso, vennero scelti anche per la memoria ad Ardeo in virtù dell’ottima prova siglata per l’altro frate filosofo Antonio Trombetta (Siracusano 2013; 2021). Fu quello un monumento capitale non solo per la partecipazione di Andrea Briosco, ma per la caratterizzazione degli spazi basilicali: l’erezione in controfacciata significò infatti condizionare tutta la prima campata e dedicarla alla famiglia dei frati filosofi. I successori di quell’illustre maestro infatti vennero rappresentati nelle sue immediate vicinanze e il secondo a essere così ricordato fu il diretto allievo e successore Simone Ardeo (Siracusano 2013).

bibliografia

Francesco Sansovino, Giustiniano Martinioni, Venetia città nobilissima et singolare con aggiunta di tutte le cose notabili della stessa città fatte e occorse dall’anno 1580 fino al presente 1663, Stefano Curti, Venezia 1663, p. 591; Jacobi Facciolati, Fasti gymnasii Patavini, Giovanni Manfrè, 1757, p. 256; Angelo Bigoni, Il Forestiere istruito delle meraviglie e delle cose più bella che si ammirano internamente ed esternamente nella basilica del gran Taumaturgo S. Antonio di Padova, Stamperia del Seminario, Padova 1816, p.67; Bernardo Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova descritta ed illustrata, Voll. II , Coi tipi di Antonio Bianchi, Padova 1852-1853, vol. II, p. 164 ; Giovanni Luisetto a cura di, Archivio Sartori, documenti di Storia e Arte francescana, Voll. IV, Biblioteca Antoniana-Basilica del Santo, Padova 1983, vol. I, p. 1278; Giovanni Lorenzoni, Un possibile percorso tra le sculture, in Le sculture del Santo di Padova a cura di Giovanni Lorenzoni, Neri Pozza Editore, Vicenza 1984, pp. 219-231: pp. 225-226; Jill Emill Carrington, Sculpted tombs of the professors of the University of Padua c. 1353 c. 1557, Art dissertation, Syracuse University 1996, pp. 226-232; Luca Siracusano, Scultura a Padova 1540- 1620 circa, Monumenti e ritratti, XXVI ciclo della scuola di dottorato in Studi umanistici dell’Università degli studi di Trento, supervisore Professore Andrea Bacchi, Trento 2013, pp. 319-323; Antonino Poppi, Lineamenti di una storia della comunità francescana del Santo dalle origini alle soppressioni napoleoniche (25 aprile 1810), in La pontificia basilica di sant’Antonio in Padova, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri, L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, pp. 17-241: 89, 91- 92; Luca Siracusano, La cappella del Santo dopo Jacopo Sansovino in La pontificia basilica di sant’Antonio in Padova, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri, L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, pp. 1029-1069: pp.1029- 1032; Luca Siracusano, Patria dalla quale sono usciti tanti scultori eccellentissimi. Dopo Donatello fino alla fine del Cinquecento in La pontificia basilica di sant’Antonio in Padova, a cura di Luciano Bertazzo, Girolamo Zampieri, L’Erma di Bretschneider, Roma 2021, pp. 1071-1153: p. 1110.

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