VALLISNERI ANTONIO senior

biografia

Antonio Vallisneri (Vallisnieri) nacque a Tresillico, oggi Fabbriche di Vallico (LU) il 3 maggio 1661 da Lorenzo e Maria Lucrezia de’ Davini (Omodeo 2002; Rinaldi 2015; Generali 2020). Il padre era un funzionario del Ducato Estense che controllava la zona di frontiera, mentre lo zio paterno Giuseppe era medico di corte. Proprio quest’ultimo, che lasciò i suoi beni al nipote Antonio, deve aver avuto una grande influenza sul futuro professore di medicina. Vallisneri studiò nel collegio dei Gesuiti a Modena e, poi, dal 1682 all’Università di Bologna, dove seguì i corsi di Marcello Malpighi; ma, a causa di un editto del duca d’Este, si laureò a Reggio Emilia. In seguito, fece pratica a Venezia, Padova e Parma, per poi trasferirsi a Scandiano dove sposò Laura Mattacodi nel 1692. Continuò la sua attività di medico a Scandiano e Luzzara per quattordici anni, durante i quali compì ricerche naturalistiche, studiò il francese e acquistò volumi stranieri. Le ricerche in campo entomologico, basate su quelle di Francesco Redi e di Malpighi, seguivano il metodo d’indagine dell’Accademia del Cimento, con l’osservazione rigorosa e la ripetizione delle sperimentazioni. Le pubblicazioni gli diedero ampia fama, tanto che nel 1700 venne chiamato allo Studio di Padova alla cattedra di Filosofia sperimentale, cambiata subito dopo in quella di Medicina pratica. Nel 1701 passò alla più prestigiosa cattedra di Medicina teorica in secundo loco e poi, dal 1715 a quella in primo loco. Nelle pubblicazioni sugli insetti si occupò del loro modo di nutrirsi e di riprodursi, ma anche, dal punto di vista medico, dei parassiti (Considerazioni ed esperienze intorno ai vermi ordinari del corpo umano, 1710; Nuove osservazioni ed esperienze intorno all’ovaia, scoperta ne’ vermi tondi dell’uomo e de’ vitelli, 1713). Nel 1708, in collaborazione con Scipione Maffei e Apostolo Zeno, avviò il Giornale de’ letterati d’Italia, fondato il 28 novembre 1709 nell’abitazione padovana di Vallisneri, situata in contrada Porciglia (attuale via Carlo Cassan; l’ubicazione della casa è nota grazie a ricerche in corso di pubblicazione di Franco Benucci). Nel 1714 Carlo Francesco Cogrossi dedicò al Vallisneri la Nuova idea del male contagioso de’ buoi, nella quale, basandosi sulle teorie professore padovano, sosteneva che molte malattie si propagassero a causa di parassiti invisibili all’occhio umano, sostenendo in questo modo l’ipotesi del contagio vivo come eziologia delle patologie epidemiche. Nel 1715 Vallisneri pubblicò la Lezione Accademia intorno all’origine delle Fontane, dedicato a confutare la precedente spiegazione delle acque sorgive come provenienti dal mare, in favore della loro origine meteorica (l’opera è riedita nel 1726). Si ricorda anche una pubblicazione sui fossili (De’ corpi marini che su’ monti si trovano, 1721, riedita con aggiunte nel 1728), nella quale, screditate le teorie secondo le quali i resti pietrificati fossero una testimonianza del Diluvio universale o prodotti inusuali della Natura, sosteneva che fossero dovuti all’emersione di antichi fondali marini a causa di sconvolgimenti geofisici (Luzzini 2013). Il volume Che ogni italiano debba scrivere in lingua purgata italiana (1722), dedicato alla difesa dell’uso della lingua italiana nei testi scientifici, dimostra gli interessi linguistici e lessicali dell’autore e la sua volontà di svecchiamento della tradizione editoriale di ambito scientifico. Antonio Vallisneri senior morì il 18 gennaio 1730 a causa di un grave attacco influenzale e fu sepolto nella chiesa degli Eremitani. Tra i figli bisogna ricordare l’omonimo Antonio Vallisneri junior, chiamato dal padre in modo affettuoso “Tonino”, che divenne professore a Padova insegnando Storia naturale e scoprendo ante litteram il concetto ecologico della catena alimentare (Casellato 2002). Antonio junior non solo pubblicò l’Opera omnia del padre in tre volumi (Opere fisico-mediche stampate e manoscritte del Kav. Antonio Vallisneri, 1733) e si occupò della sepoltura del genitore, ma donò all’Università anche la raccolta paterna di antichità (Rippa Bonati 2000), comprendente l’antica collezione cinquecentesca di Marco Mantova Benavides, oggi custodita al Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte all’ultimo piano di Palazzo Liviano (Favaretto, Menegazzi 2013). Un suo ritratto, datato 1777 e conservato in Biblioteca Universitaria, celebra la sua figura e le sue donazioni alla biblioteca stessa. Tra il 2004 e il 2019 è stata pubblicata l’Edizione nazionale delle opere di Antonio Vallisneri, a cura di Dario Generali, comprendente i manoscritti e l’epistolario.

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cronologia

posizione nell'edificio

Antisagrestia.

provenienza

Padova, chiesa dei Santi Filippo e Giacomo degli Eremitani, anticappella Ovetari.

matriali e tecniche

Pietra scolpita, incisa.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Non sono chiare le vicende della sepoltura e della collocazione originaria delle memorie epigrafiche. La maggior parte degli studi trascrive l’epitaffio e colloca la sepoltura nella chiesa degli Eremitani senza specificarne l’esatta ubicazione (Arrighi Landini 1757; Fabroni 1781; Venturi 1822). Stando a Lombardi (1998), il corpo venne sepolto nell’antisacrestia dietro l’iscrizione minore, mentre l’epitaffio celebrativo tra erme fu murato da Vallisneri junior nella cappella Ovetari e rimossa da lì nel 1933 in occasione di alcuni restauri. Secondo Belli, invece, la sepoltura sarebbe stata proprio nella cappella Ovetari (Belli 1966). Sulla base delle fonti più antiche pare, come è probabile, che le due iscrizioni fossero una vicina all’altra (e non separate come proposto da Lombardi). Così il Dizionario storico della medicina del 1765: “[Vallisneri] fu seppellito nella chiesa degli Eremitani di Padova, sopra la lapide sepolcrale si leggono le seguenti parole: Antonii Vallisnerii regensis ossa hic jacent. Nella parete poi vicina della chiesa v’ha incastrata una pietra contornata da piccol fregio, nella quale vi è scolpito il qui appresso elogio: D.O.M. Antonio Vallisnerio […]” (Eloy 1765). Allo stesso modo, Rossetti (1780) e Ferretto (1810) registrano l’epitaffio sulla parete vicino al pulpito, mentre il secondo vede “nel pavimento in piccola pietra” l’indicazione della sepoltura. Fino al 1925 l’anticappella Ovetari era un ambiente chiuso perché nel Seicento il lato nord del vano era stato tamponato da una parete con una porta centrale. Sul lato destro della porta, verso l’ingresso della cappella Ovetari, erano affisse le iscrizioni di Marco Antonio Leopoldo Caldani e quelle delle sue due mogli, che furono rimosse nel 1926 quando il muro venne abbattuto. Da questo momento e fino almeno al 1940, queste memorie funebri vennero poste ‘provvisoriamente’ dietro l’ancona fittile della cappella Ovetari dove sono viste da Giovanni Fabris (Pietrobelli 2020). Dal momento che lo studioso vide dietro la pala anche l’iscrizione di Vallisneri, si può presumere che essa in origine si trovasse sulla parete di chiusura dell’anticappella Ovetari, forse sul lato sinistro della porta centrale (vicino al pulpito) fino a quando non venne rimossa nel 1926. Se l’iscrizione venne posta dietro l’altare della cappella Ovetari fino al 1940, la lastra pavimentale indicante la sepoltura seguì una strada diversa venendo murata nell’antisagrestia. È uno scambio epistolare tra il professore Umberto d’Ancona e il soprintendente Mario Guiotto a documentare con certezza le ultime vicende delle due iscrizioni (Soprintendenza per l’area metropolitana di Venezia [Palazzo Soranzo-Cappello], Archivio Lavori, PD059-0145-022). D’Ancona scrive a Guiotto il 12 settembre 1961 ricordando che “la pietra tombale si trova ora avanti alla sacrestia in posto di scarso rilievo. L’altra lapide, che si trovava nella cappella del Mantegna, è ora situata in un deposito di materiali di codesta Soprintendenza presso la Cappella degli Scrovegni”, cioè il deposito della Soprintendenza che raccoglieva i materiali raccolti dalle macerie dopo il bombardamento della chiesa avvenuto l’11 marzo 1944 (Pietrobelli 2020; la guida di Checchi, Gaudenzio, Grossato 1961 conferma la presenza della sola lastra tombale in antisacrestia). Il professore chiede, quindi, “che alle due lapidi” sia “data decorosa sistemazione”, in modo da potervi apporre una corona d’alloro in occasione del simposio scientifico previsto di lì a poco (29-30 settembre e primo ottobre) per celebrare i trecento anni dalla nascita di Vallisneri. Pochi giorni dopo, il 19 settembre, Guiotto risponde: “Si assicura la S. V. che la lapide in memoria di Antonio Vallisneri è stata ricollocata, in questi giorni, d’accordo con il parroco degli Eremitani, nella chiesa e precisamente nel corridoio antistante la sagrestia, sotto la lapide quivi esistente”. Così, le due iscrizioni, tornate vicine una all’altra, vennero fotografate durante le celebrazioni al Vallisneri (Il metodo sperimentale 1962) nello stesso luogo dove si trovano oggi.

bibliografia

Orazio Arrighi Landini, Il tempio della filosofia, appresso marco Carnioni, in Venezia 1757, p. 99; [S. n.] Eloy, Dizionario storico della medicina, a spese di G. F., in Napoli 1765, VII, pp. 40-41; Giambattista Rossetti, Descrizione delle pitture, scultura, ed architetture di Padova, nella Stamperia del Seminario, in Padova 1780, p. 163; Angelo Fabroni, Vita italorum doctrina excelletium qui saeculis XVII. et XVIII. floruerunt, excudebat Jacobus Gratiolius, Pisis 1781, VII, p. 80; Giacomo Ferretto, Iscrizioni sacre e profane della città di Padova parte omesse nelle sue collezioni MDCCI e MDCCVIII da Jacopo Salomonio e parte le posteriormente scoperte e poste raccolte e con varie annotazioni illustrate da me D. Giacomo Ferretto di Monselice, 1810, manoscritto, Padova, Biblioteca Civica, BP.1.992, p.129; Giovanni Battista Venturi, Storia di Scandiano, per G. Vincenzi e compagno, Modena 1822, p. 144; Marchello Checchi, Luigi Gaudenzio, Lucio Grossato, Padova. Guida ai monumenti e alle opere d’arte, Neri Pozza Editore, Venezia 1961, p. 42; Il metodo sperimentale in biologia da Vallisneri ad oggi, III centenario della nascita di Antonio Vallisneri (29-30 settembre – 1 ottobre 1961), Accademia Patavina di scienze lettere ed arti, Padova 1961, pp. 7 e tav. s. n.; Aderito Belli, Storia di Scandiano, Stabilimento tipografico G. Notari e Figli, Reggio Emilia 1966, p. 103; Ivano Lombardi, Un nume del Settecento: Antonio Vallisneri, Titania, Lucca 1998, p. 159; Maurizio Rippa Bonati, Antonio Vallisneri padre e Antonio Vallisneri figlio, in La curiosità e l’ingegno. Collezionismo scientifico e metodo sperimentale a Padova nel Settecento, Università degli Studi di Padova, Centro Musei Scientifici, Padova 2000, pp. 70-77; Sandra Casellato, Antonio Vallisneriiunior, in Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di Sandra Casellato, Luciana Sitran Rea, Antilia, Treviso 2002, pp. 552-559; Pietro Omodeo, Antonio Vallisneri senior, in Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di Sandra Casellato, Luciana Sitran Rea, Antilia, Treviso 2002, pp. 532-540; Irene Favaretto, Alessandra Menegazzi (a cura di), Un museo di antichità nella Padova del Cinquecento. La raccolta di Marco Mantova Benavides all’Università di Padova – Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte, Giorgio Bretschneider Editore, Roma 2013; Francesco Luzzini, Il miracolo inutile. Antonio Vallisneri e le scienze della Terra in Europa tra XVII e XVIII secolo, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2013; Massimo Rinaldi, Vallisneri Antonio senior, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University Press, Padova 2015, pp. 335-336; Dario Generali, Vallisneri, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 98, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2020, pp. 143-147; Giulio Pietrobelli, Ricostruzioni. Ferdinando Forlati a Padova, Padova e il suo territorio, Padova 2020, pp. 40 n. 245, 58.

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