ZABARELLA FRANCESCO

biografia

Francesco Zabarella (1360-1417), di nobile famiglia padovana, conseguì dapprima la licenza in diritto canonico a Bologna – il 27 maggio 1382 – e quindi la laura in utroque iure nel 1385 a Firenze, dove insegnò diritto canonico e diede avvio a una brillante carriera ecclesiastica, che il 6 giugno 1411 lo portò a ottenere il cardinalato da papa Giovanni XXIII. All’inizio del 1391 tornò a Padova: nel 1397 divenne arciprete della cattedrale e nel 1406 fu tra gli ambasciatori che sancirono la sottomissione della città a Venezia. Nello Studio padovano svolse l’insegnamento delle Decretali fino al 1410, quando fu eletto all’arcivescovato di Firenze, cui rinunciò dopo un anno essendo stato nominato cardinale e avendo ottenuto un ruolo da protagonista nelle vicende relative allo Scisma d’Occidente. Il 6 settembre 1413 fu inviato da Giovanni XXIII come suo legato presso l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo. Tra 1402 e 1410 compose il De eius temporis schismate tractatus, dove viene enunciata la superiorità sul pontefice del Concilio, apertosi a Costanza il 5 novembre 1414. Pubblicò anche opere canonistiche e alcuni testi di contenuto filosofico e teologico, tra cui il Tractatus de felicitate, dedicato all’amico Pietro Paolo Vergerio, steso a Praglia tra l’estate e l’autunno del 1400, mentre a Padova si diffondeva una pestilenza. Morì a Costanza nel novembre 1417, in predicato di essere eletto papa nel conclave che avrebbe concluso lo Scisma, e fu sepolto nella locale chiesa dei francescani; la sua salma fu successivamente trasferita nel Duomo di Padova (Dondi dall’Orologio 1805; Miele, in Del Negro 2015).

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cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Braccio destro del transetto, cappella della Madonna.

matriali e tecniche

Pietra scolpita.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

Il monumento, curato da Giovanni di Giacomo Zabarella, è costituito da un ampio baldacchino ad arco ogivale sorretto da mensole con protomi leonine, bordato da motivi fogliati ancora parzialmente dorati, sotto il quale si trova il sarcofago con il gisant del defunto in abiti vescovili, con i piedi poggiati sui libri. Il fronte del sarcofago è ornato da tre formelle quadrilobate, dentro le quali dovevano trovarsi un tempo altrettante figure di santi o di virtù, forse metalliche, dei cui attacchi resta forse traccia nella pietra. La cappella in cui è murato il monumento, intitolata alla Vergine, fu giuspatronato della famiglia Zabarella fin dal Trecento e venne parzialmente ricostruita tra 1635 e 1641: in quell’occasione fu dipinta la pala raffigurante la Crocifissione con il cardinale Zabarella e santi, opera del pittore emiliano Luca Ferrari; l’Annunciazione sui pennacchi dell’arcosolio, poco più tarda, potrebbe spettare a un suo più modesto seguace. Probabilmente cinquecentesca è l’iscrizione murata tra le mensole che sorreggono il sarcofago, che potrebbe riprendere un testo precedente. Frutto di aggiunta o rifacimento moderno sono le armi Zabarella affisse alle mensole e al vertice del monumento. Di non facile identificazione, per la mancanza di attributi, sono infine i quattro santi apostoli che affiancano la Madonna con il Bambino in cima al baldacchino, con l’eccezione di Pietro con le chiavi, posto alla sua destra; il santo alla sua sinistra dovrebbe quindi essere san Paolo, privo ormai della spada (Portenari 1623; Rossetti 1780; Brandolese 1795; Moschini 1817; Bresciani Alvarez, in Bellinati 1975; Wolters 1976; Bellinati, in Bellinati 1977; Bresciani Alvarez, in Bellinati 1977; Mancini 2000; Eccher, in Zampieri 2016).

bibliografia

Angelo Portenari, Della felicità di Padova, per Pietro Paolo Strozzi, Padova 1623, pp. 392-394; Giovanni Battista Rossetti, Descrizione delle pitture, sculture ed architetture della città di Padova, ovvero descrizione delle cose più rare della stessa città con altre curiose notizie, nella Stamperia del Seminario, Padova 1780, pp. 133-134; Pietro Brandolese, Pitture, sculture, architetture ed altre cose notabili di Padova con alcune brevi note intorno agli artefici mentovati nell’opera, a spese di Pietro Brandolese, Padova 1795, p. 127; Francesco Scipione Dondi dall’Orologio, Serie cronologico-istorica de’ canonici di Padova, nella Stamperia del Seminario, Padova 1805, pp. 222-226; Giacomo Ferretto, Iscrizioni sacre e profane della città di Padova parte omesse nelle sue collezioni MDCCI e MDCCVIII da Jacopo Salomonio e parte le posteriormente scoperte e poste raccolte e con varie annotazioni illustrate da me D. Giacomo Ferretto di Monselice, manoscritto, Padova 1810, Biblioteca Civica, BP.1.992, c. 19; Giannantonio Moschini, Guida per la città di Padova all’amico delle Belle Arti, Tipografia di Alvisopoli, Venezia 1817, pp. 69-70; Giulio Bresciani Alvarez, La Cattedrale, in Padova. Basiliche e Chiese, a cura di Claudio Bellinati, 2 voll., Neri Pozza, Vicenza 1975, I, pp. 77-100: p. 92; Wolfgang Wolters, La scultura veneziana gotica (1300-1460), 2 voll., Alfieri, Venezia 1976, I, pp. 234-235, cat. 166; Claudio Bellinati, Contributo alla storia del Duomo di Padova (1076-1797), in Il Duomo di Padova e il suo Battistero, a cura di Claudio Bellinati, Edizioni Lint, Padova 1977, pp. 13-67: pp. 44-46; Giulio Bresciani Alvarez, Le fasi costruttive e l’arredo plastico-architettonico della cattedrale, in Il Duomo di Padova e il suo Battistero, a cura di Claudio Bellinati, Edizioni Lint, Padova 1977, pp. 89-136: pp. 111-113; Vincenzo Mancini, Pittura del Seicento a Padova: nota su Luca Ferrari da Reggio, «Padova e il suo territorio», 15 (2000), n. 86, pp. 8-11; Manlio Miele, Zabarella Francesco, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University Press, Padova 2015, pp. 351-352; Elisa Eccher, L’arredo scultoreo e monumentale della cattedrale di Padova fra Trecento e primo Quattrocento, in La cattedrale di Padova. Archeologia Storia Arte Architettura, a cura di Girolamo Zampieri, Roma 2016, pp. 433-459.

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