ZOCCHI GIACOMO

biografia

Giacomo Zocchi (ca. 1400-1457) nacque a Massafiscaglia, in provincia di Ferrara, figlio di Giovanni. Il 18 aprile 1421 era a Bologna, quando l’arcivescovo di Ravenna Tommaso Perendoli gli assegnò il priorato della chiesa di San Clemente di Primaro. Il 20 marzo 1425, presso l’Università bolognese, conseguì il dottorato in diritto canonico. Il 22 dicembre 1428 si trasferì quindi a Padova per insegnare nello Studio cittadino, dove l’8 maggio 1436 ottenne anche la laurea in diritto civile. Nel 1430 sposò Lucia Drappieri, figlia di Giacoma Celati e di Guglielmo, notaio e ufficiale estense. Nell’anno accademico 1430-1431 svolse a Padova la lettura pomeridiana delle Decretales, e fino al 17 giugno 1432 è attestata la sua partecipazione al conferimento dei gradi accademici nello stesso Studio. A partire dal quinto decennio del Quattrocento, Zocchi assunse un rilievo via via crescente nel contesto economico, sociale e culturale padovano, come provano non solo i suoi impegni universitari, ma anche le attività come giudice, consulente e arbitro, nonché l’incremento dei suoi possedimenti immobiliari: nel 1443 acquistò infatti una grande abitazione alla Crosara del Santo. Il primo maggio 1457 dettò il suo ultimo testamento, con il quale legò a Santa Giustina mille ducati per l’ampliamento del presbiterio e la costruzione del Coro, ora detto Vecchio. Alla stessa basilica donò anche molti dei suoi codici giuridici, alcuni dei quali sono oggi conservati nella Biblioteca Universitaria di Padova. Morì l’11 novembre di quell’anno e richiese di essere sepolto nell’abside dello stesso Coro Vecchio, indossando l’abito benedettino, assieme alla moglie, la quale disattese però tale richiesta del marito e nel 1472 si fece seppellire al Santo (Belloni 1986; Cortese, in Carlino, De Giudici, Fabbricatore, Mura, Sammarco, II, 2013; Miele, in Del Negro 2015).

cronologia

tipologia tomba

posizione nell'edificio

Abside del Coro Vecchio, parete sinistra.

provenienza

Padova, basilica di Santa Giustina, Coro Vecchio, centro della navata.

matriali e tecniche

Marmo scolpito, inciso.

iscrizioni

stato di conservazione

note storico-critiche

La lastra, di considerevole spessore e rilievo, raffigura Zocchi con la pelliccia di vaio e la testa poggiata su un cuscino, da cui spunta un libro; l’iscrizione, in un’elegante capitale epigrafica ancora in parte influenzata da usi grafici di matrice umanistica, si legge sul lato destro, ora rivolto verso l’aula. L’opera si trovava verosimilmente al centro dell’abside del Coro Vecchio e attorno al 1513 fu spostata nella posizione attuale, definita all’epoca “sub evangelistario”, sotto un arco con decorazione vegetale in stile lombardesco (Scardeone 1560; Tonzig 1932; Lorenzoni, in De Nicolò Salmazo e Trolese 1980; Krahn 1988). L’opera è stata attribuita a Bartolomeo Bellano da Pietro Paoletti, sulla base di un documento conservato nell’archivio della Veneranda Arca di S. Antonio e relativo a tutt’altro argomento, che attesta come nel 1472 lo scultore fosse in contatto con la vedova di Zocchi, poco prima che questa morisse (Paoletti 1893). Tale attribuzione è stata poi condivisa dagli studi successivi invocando anche considerazioni stilistiche, poiché la scultura presenta caratteristiche confrontabili con quelle del più tardo monumento di Pietro Roccabonella, morto nel 1491, nella chiesa padovana di San Francesco Grande, in gran parte di mano dello stesso Bellano.

bibliografia

Bernardinii Scardeonii De antiquitate urbis Patavii et claribus civis Patavini, ex officina Nicolai Episcopii iunioris, Basilea 1560, p. 395; Iacobi Philippi Thomasini Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, Typis Sebastiani Sardi, Patavii 1649, pp. 310.18; Jacobi Salomoni Agri patavini Inscriptiones sacrae et prophanae, Sumptibus Jo. Baptistae Caesari Typogr. Pat., Padova 1701, p. 433.32; Pietro Paoletti, L’architettura e la scultura del Rinascimento in Venezia, 2 voll. in 4 tomi, Ongania-Naya, Venezia 1893-1897, I, 1, 1893, p. 197; Maria Tonzig, La basilica romanico-gotica di Santa Giustina in Padova, Società Cooperativa Tip., Padova 1932, pp. 68-69 e pp. 260-261; Sergio Bettini, Bartolomeo Bellano “ineptus artifex”, «Rivista d’Arte», 13 (1931), pp. 45-108: pp. 78-80; Marcello Checchi, Luigi Gaudenzio, Lucio Grossato, Padova. Guida ai monumenti e alle opere d’arte, Neri Pozza, Venezia 1961, p. 404; Ruperto Pepi, L’abbazia di Santa Giustina in Padova. Storia e arte, Ed. Monaci Benedettini, Padova 1966, pp. 130-131; Nicola Ivanoff, Sculture e pitture dal Quattrocento al Settecento, in La Basilica di Santa Giustina: arte e storia, a cura di Paolo Lino Zovatto et al., Ed. del Grifone, Padova 1970, pp. 169-345: p. 183; Giovanni Lorenzoni, in I benedettini a Padova e nel territorio padovano attraverso i secoli. Saggi storici sul movimento benedettino a Padova. Catalogo della mostra (Padova, abbazia di Santa Giustina, ottobre-dicembre 1980), a cura di Alberta De Nicolò Salmazo e Giovanni Francesco Trolese, Canova, Treviso 1980, p. 315, cat. 183; Volker Krahn, Bartolomeo Bellano. Studien zur Paduaner Plastik des Quattrocento, Scaneg, München 1988, p. 70; Ennio Cortese, Zocchi, Giacomo di Giovanni, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), a cura di Maria Luisa Carlino et al., 2 voll., Il Mulino, Bologna 2013, II, p. 2092; Manlio Miele, Zocchi Giacomo, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Università di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova University Press, Padova 2015, p. 358.

autore scheda

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